A Festigny, Vallata della Marna, c’è la maison di Christophe, un tipo strano,
molto strano, pure troppo. Forse anche bizzarro, sicuramente originale, certamente
convinto di quello che fa. Quando fui ricevuto a casa sua, anni fa, esordì così:
“…oggi ti ricevo giusto perché il calendario lunare mi impone di non andare in
vigna …”, iniziando, di lì a poco, il suo monologo circa "l'ascolto” della terra e
dei suoi elementi".
Mignon è di quelli con maggioranza nord-coreana di vigne a Pinot Meunier
(90%), ergo, lo vinifica, giocoforza, quasi sempre, in purezza. I suoi champagne meritano attenzione,
ancorchè io non straveda per questo vitigno che è, storicamente, un vitigno “da
taglio”, pure ostico e, imho,
affatto indispensabile per fare ottimi champagne.
A quasi quattro anni dal dégorgement, lo scenario olfattivo è di tutto rispetto,
con mela e agrume, una scia di fieno e virgole floreali, dominato da una forte
impronta minerale.
All’assaggio, la piega minerale, intarsiata a cedro e sentori vegetali, ribadisce una sostanziale continuità con
l’andamento olfattivo. Gli riconosco fine bollicina e fresca verticalità, mai disgiunta da cremosità. Sorsi che scorrono affilati, di
discreto allungo, su note finali di mandorla, miste a sapida mineralità.
Se non fosse per il manico di Cristophe...
Nessun commento:
Posta un commento