Conosco
bene i prodotti di questa maison de
récoltant, nonché i loro proprietari – Pierre, enologo e Philippe, biologo –
con i quali ho condiviso piacevolmente, alcuni anni fa, un intero pomeriggio,
in vigna prima, per comprendere la loro filosofia, e nel salotto di casa poi, a
degustare, ma soprattutto gustare e apprezzare i loro splendidi champagne.
Ci troviamo
a Jouy-Lès-Reims, piccolo
villaggio della Montagne de Reims e, proprio in questi luoghi, i fratelli Aubry curano
circa quindici ettari di proprietà, per una sessantina di parcelle, con la mission di recuperare antichi vitigni in
via di estinzione, quali l’Enfumé, il Fromenteau, l’Arbanne e il Petit Meslier.
Oggi
racconto il loro prodotto "basico", in formato magnum, che di base, per la
verità, ha solo il nome, giacchè il concetto di qualità è uno dei punti
inamovibili della famiglia Aubry, viticoltori fin dal 1790.
Si tratta
di una cuvée d’assemblage, dei tre
vitigni classici della Champagne – 60 parti di Pinot Meunier e 40 parti,
equamente divise, tra Chardonnay e Pinot Noir - dai villaggi Premier Cru di
Jouy-lès-Reims, Villedommage, Pargny e Coulommes-la-Montagne.
Solamente
il cuore della prima spremitura - coeur
de cuvée – che annovera, di solito, tre vendemmie – nel mio caso 2008, 2009
e 2010, - con l’apporto del 30% di vini di riserva, per una sosta sur lattes di circa due anni e un basso dosaggio
finale di 6 gr./lt.
Dopo oltre
tre anni dal dégorgement (febbraio
2014), il calice è dorato e luminoso, con spuma esuberante e sottile perlage.
L’olfatto,
di bella freschezza, si distingue per intensi aromi di baguette appena sfornata e biscotto, una decisa connotazione
fruttata – agrume e melone, lampone e pesca bianca – con leggeri cenni floreali
e una nitida mandola tostata.
Il palato
ribadisce freschezza e preciso allineamento con gli umori olfattivi. Si allarga
la frazione fruttata, con l’innesto di albicocca, pera e mela cotogna, mentre
si delinea un crescente coté
minerale, di stampo vulcanico.
Sorsi
cremosi, equilibrati e di incisiva acidità, per un finale persistente, con
spiccati richiami minerali e di frutta secca.
In virtù delle sue
peculiarità, funzionerà molto bene non solamente all’aperitivo, ma anche a
tavola, dove il mariage si rivelerà appropriato
con preparazioni a base di pesce e carni bianche.
Last but non least, questo ottimo magnum di Aubry, beneficia di un
costo alla portata di tutti e dove, una volta tanto, prezzo e qualità, non si
guardano in cagnesco, ma viaggiano volentieri a braccetto.
Approfitto per questo post, per chiedere una cosa che c'entra relativamente con lo champagne in questione: a suo parere è davvero importante utilizzare un calice giusto (come ad esempio quelli della Riedel per lo champagne), o si può iniziare ad addentrasi nel mondo delle bolle anche con calici più economici?
RispondiEliminaSono buone entrambe. Può iniziare con un calice più economico e, successivamente, potendo, può passare a calici pregiati e, di conseguenza più costosi. Lo strumento, il contenitore, ha sempre la sua importanza, anche nel caso delle bollicine.
RispondiEliminaOk, grazie per la risposta. Se vuole indicarmi un modello di calice di medio livello la ringrazierò ulteriormente. Saluti.
RispondiEliminaTanti sono i marchi, dall'italico Bormioli, a Spiegelau, da Glasso&Co a Zalto, oltre a quello che cita lei.
EliminaCome vede, la scelta è infinita.
Grazie ancora, e buon Salon de la Revue du Vin de France.
Elimina