Provincia Granda, alta Valle Varaita, vallone di
Sant’Anna a 1850 metri.
Appena giunti a Sampeyre, abbandonate la provinciale e imboccate la stradina a
sinistra, percorretela per circa dieci km, direzione Colle di Sampeyre. Volendo,
la meta si guadagna pure a piedi, servendosi delle due mulattiere che partono una da Borgata Calchesio – camminata di due ore –
l’altra, più breve, da Borgata Sodani, un’ora. E per l'inverno? Seggiovia, ciaspole, motoslitta e gatto delle nevi. Ça suffit?
Il rifugio, all’interno
di un bosco e attorniato da prati
coltivati a fieno, è una vecchia baita, recentemente
ristrutturata, che dispone, oltre al ristorante, anche di sei camere.
Qui, da pochi mesi
(maggio) è possibile apprezzare la mano capace e talentuosa del ventottenne Juri Chiotti
che vanta esperienze etoilées. Stesso discorso per Alessandro, 24
anni, il suo "socio" in sala.
Il menù è fatto di pochi
piatti, ma giusti e con ricerca certosina delle materie prime, a partire dalle
verdure - tutte di stagione - che provengono dall’orto del papà di Alessandro.
Noi, affamati, si sceglie il Lasciate
fare a noi. Mai scelta si rivelò più azzeccata.
Si comincia con ottimi antipasti misti, che
arruolano: pomodoro gratinato, peperone con bagnet vert, vitello tonnato e tumin del Mel patate e aioli, quest'ultimo il tributo di Juri alla tradizione occitana.
Questo vitello tonnato, encomiabile, merita il particolare (meriterebbe anche un altro fotografo).
Ci tiene compagnia e ci delizia questo
Pierre Morey, sempre una garanzia e letteralmente sifflé.
I ravioles
de Blins compatti ma morbidi.
Agnolotti del plin, si saliva (voce del verbo salivare) al solo vederli.
Stinco di agnello
roaschino frabosano (razza autoctona) su ratatouille di verdura e polenta.
Scarpetta e Applausi, pliiz.
Scarpetta e Applausi, pliiz.
Panna cotta al fieno con riduzione di bacche di sambuco.
Il dolce, completando un viaggio gustativo di prim'ordine, è un vero e proprio capolavoro, dove la morbida consistenza della panna cotta è intrisa e sublimata dai rimandi delle erbe - su tutte una nitida camomilla di montagna - raccolte da Juri nel prato antistante il rifugio.
Questa è alta cucina, con
spazi per crescere ancora. Qui ho trovato rigore e concretezza, metodo e
attenzione, semplicità e tradizione, e tanta, ma tanta passione. Tempi di
attesa corretti - sicuri sincronismi tra sala e cucina – si integrano alla
perfezione con un servizio professionale ma cordiale, discreto ma amichevole e
mai affettato. La carta dei vini – per
ovvie ragioni in fieri e con
ricarichi onestissimi - annovera già una nutrita schiera di produttori bio,
dinamici e rispettosi della terra.
Il prezzo di questa
tavola lo avete letto, il pregio dei piatti anche. Alessandro mi ha parlato di
sfida. Si può fare cucina di qualità ad un prezzo davvero accessibile? Yes, they can.
State
ancora leggendo?
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