Quando rientro a casa la sera e mi attende sul tavolo un bel
piatto fumante di minestrone di verdure fresche dell’orto il pensiero corre
veloce - io di più – all’accordo con il vino. Mi dirigo nella cave, già persuaso della scelta. Le
bottiglie giacciono lì da un po’ e aspettavo giusto un pretesto.
Avevo scritto qui dell’annata 2010 e questa è la prima che
apro del millesimo successivo, che coincide con la cinquantesima vendemmia –
mica bruscolini - di Testalonga. Prima, tuttavia, annuncio la mia clausola di
esonero della responsabilità – quello che viene comunemente rubricato sotto la
voce disclaimer. Questa bottiglia mi è stata donata da Nino. Me ne stavo andando
dalla sua cantina - dopo congrua provvista - e mi racconta di alcune etichette
stampate con caratteri diversi da quelli abituali; ergo gli domando di
lasciarmene un paio giusto per “collezione”. Non c’è stato modo di saldare.
Stappo e verso. Il colore è il suo, mi garba definirlo rosso di
fascino. Ruoto, annuso e, me lo aspettavo, trovo una evidente nota di riduzione.
Non me ne curo – ti conosco e so che ti devi distendere, ma sbrigati ho fame e
sete – e lascio passare una mezz’ora.
Ora sei Tu, con i tuoi nitidi frutti rossi – lampone, visciola e
ribes – macchia mediterranea, ginepro, pepe bianco e poi mare, tantissimo mare.
L’assaggio avvalora, solo in parte, le sensazioni aromatiche
giacchè sconta la sua estrema giovinezza. Non equivocate, illustro meglio. In bocca
c’è ricchezza di frutto, il tocco erbaceo, la speziatura, molta mineralità
marina, una buona acidità ma il tutto a livelli ancora compressi, soffusi. E’ pure
persistente con tocco dolce in chiusura. Sono convinto
che trascorso qualche anno il vino assumerà quel carattere che adesso la
giovane età, con ragione, gli nega.
Due aspetti mi hanno sorpreso moltissimo: il formidabile governo
del tenore alcolico – ben 14,5 gradi e non sentirli – ed in virtù di ciò, una
beva smisurata. Su tutto, ad ogni modo, un sorso genuino e autentico, non
propriamente e non solo un vino “normale”
come ama definirlo Nino. Azzarderei, in prospettiva, annata 2011 migliore della
precedente.
L’abbinamento con il minestrone ha colpito nel segno, il Rossese mi
ha fatto vibrare anche se, confesso, l’atarassia l’ho raggiunta, a bottiglia
letteralmente polverizzata, nel sentire cantare l’Alba nazionale alla tv. Fattene
una ragione Nino!
E adesso scagliate le contumelie sul mio, dichiarato, conflitto di
interessi.
Ho letto in giro pareri controversi su questo vino. Ma la controversia è la normalità per i vini di Nino Perrino. Soffre un po' i viaggi, ma bevuto sul posto, e al faro, mi è parso sin da subito uno tra i migliori mai messi in bottiglia in quell'angusta cantina.
RispondiEliminaCiao e buona giornata
E' tutto vero ciò che affermi. Questa bottiglia conferma in toto le impressioni avute presso la sua cantina (proprio angusta) sorseggiando questo millesimo che imho ritengo molto probabilmente superiore all'ottimo 2010.
EliminaGrazie dell'attenzione Roberto ciao
I vini di Nino sono da mettere nella categoria "emozionali volubili" simili ad una bella donna. I giudizi non possono essere definitivi, basta un niente per metterli nel dimenticatoio o tra le migliori bevute di sempre.
RispondiEliminaI giudizi non possono, non devono e non vogliono essere definitivi e avere pretesa di verità assoluta. Ciò vale per tutte le bottiglie, quelle di Nino incluse.
RispondiEliminaGrazie del suo commento.
Ho seguito i consigli del Guardiano e qualche bottiglia riposa in cantina, avvisatemi quando son pronte :D intanto mi godo il posaù 2010 Maccario...
RispondiEliminaBenvenuto Luca. Segui sempre i consigli del Guardiano che non sbagli. D'accondo con te sul Posaù ora è davvero una goduria.
EliminaTi ringrazio per il benvenuto :) Grazie al suo consiglio mi si è aperto un mondo...
Elimina