Il
rosé, non millesimato, di oggi – 50 Pinot Nero, 25 Chardonnay e 25 Pinot
Meunier - è chiamato, per la sua lavorazione, rosé de melange; vale a dire, nella fase di assemblaggio della cuvée e prima della presa di spuma,
viene aggiunto del vino rosso, che, nella fattispecie, si aggira intorno ai
12-15 punti percentuali.
Sboccatura,
come si conviene a molti, troppi, in Champagne, non riportata. Posso solo dire
che la boccia sostava da oltre un anno nella mia cantina e, visto il tappo,
direi che un altro annetto in negozio, da Madame Salvatori, ad Epernay, se l’è
fatto, di sicuro.
Nel
calice è rosa scarico - ora più modaiolo descriverlo color buccia di cipolla -
ma ci sta anche bene dire di un bel ramato, sempre scarico. L’effervescenza è tantissima
e duratura, con carbonica assai fine e persistente.
Al
naso una notona – ahimè - dolce che accompagnerà, praticamente, tutto il viaggio,
assai breve del flacone, dal bicchiere alla gola. E qui vi ho già svelato, subito,
della facilità, o fragilità, di beva.
Sotto
questa dolcezza, si intravede un bel frutto che va dal ribes maturo,
all’arancia rossa, da un tocco di chinotto ad intensi cenni di rosa e tanta
cipria. Poca mineralità e una righina di speziatura chiudono il quadretto.
Il
palato – di bolla finissima - rotondo, abbastanza fresco e vinoso, riprende la
linea olfattiva, con il suo seguito di dolcezze che, talvolta, coprono la
piacevolezza del floreale e dei frutti rossi. Qui - vado a spanne - si dosa
intorno ai 9barra10 gr./l. e senz’altro, anche una acidità non
formidabile, fatica a tenere al guinzaglio la liqueur, ancorché, a tratti, le dolcezze iniziali del sorso siano
bilanciate da note finali piacevolmente amaricanti.
Termina
non molto lungo e con discreta persistenza, tuttavia, come ricordato, con frenetica
bevibilità.
Avrei
preferito un po’ meno dolcezze, anche se un po’ lo avevo previsto e tutto
sommato, l’abbinamento con insalatina tiepida di polpo del Mare Nostrum, patate del mio orto e olio evo biologico grossetano,
si è rivelato tutt’altro che peregrino.
Se siete in zona conquista “quota rosa”, come la chiama Marco
50&50, lo suggerisco perché, ne sono certo, la privilegiata saprà apprezzare. Poi toccherà a
voi, amanti degli orizzonti verticali, portarla, poco alla volta, su sentieri
più ruvidi ma, sia chiaro, senza metterla in pericolo.
Questo,
nondimeno, è un altro paio di maniche.
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