Un
macerato, la cui macerazione - mai oltre i dieci giorni - non inficia il
varietale e non lo rende greve e molesto. In questa azienda si interviene il
meno possibile e questo “fare poco” è già tanto: niente enzimi aggiunti, in
fermentazione niente raffreddamento del mosto e zero zolfo, solo lieviti
autoctoni e zero filtrazioni.
La
cromia è ambrata, luminosa e leggermente opaca.
Il
naso, oltre la tipica aromaticità del vitigno, regala forti tinte minerali,
rocciose, resina e ginepro, con una elevata cifra di frutta matura, anche
tropicale – albicocca e pesca gialla, ananas e mango - e fresche ventate marine,
speziate e vegetali (netto il rosmarino).
Al
palato è ruvido, non rozzo, non scontroso, quel ruvido che sa farsi apprezzare.
L’assaggio rivela carattere e corpo, con la parte olfattiva che si ripropone
speculare e convincente. Il sorso è molto secco, dritto e profondo e assume
eleganza anche nella sua carica tannica, assai bilanciata. Termina decisamente
persistente toccando vette di sapidità e balsamicità, con speziature mescolate
a sapori di incenso.
Una
bevuta impegnativa, lontana dal cibo, con l’aggettivo emozionante che, oggi, calza di
bella.
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