Qualche tempo fa, pieds dans l’eau - per zanzare un’espressione
cara al Guardiano - discorrevo con un ristoratore, il quale mi confidò dello
scetticismo, per non dire diniego tout
court, da parte della clientela, in generale, di ordinare millesimi di due
anni antecedenti, considerati già decrepiti e mezzi defunti, assumendo, in caso
di bollicine sans année, l’anno della
sboccatura, come quello del millesimo. Bleah!
Indubbiamente, il mio bravo e
competente ristoratore, una bottiglia come quella di oggi ce l’avrebbe in
cantina da mo’, con tanto di barba, peli, funghi, muffe etc.
Viceversa, io che sono un roditore,
talvolta masochista, da scaffale di enoteca e mi piace andare a caccia o di
vecchi millesimi, o, come in questo caso, comprarlo all’uscita e aspettarlo,
concedo volentieri tempo e ai millesimi e alle sboccature.
Come questo 1999, sette anni sur lattes, degorgiato a febbraio 2007, ergo, altri 7 anni (emmezzo) a bighellonare
chez moi.
Solo Chardonnay da zone Premiers e Grand Crus, solo la cuvée,
i primi e più puri 2.050 litri.
Apro - nel calice oro luminoso e
abbagliante, con un train de bulles rubacuori
- e lascio riposare per oltre un ‘ora. E’ un vino, solo dopo uno Champagne.
Mi ribalta il naso con una
freschezza impressionante, non ci credo dopo tutto questo tempo. Ritento e, a
differenza di quanto riportava la carta interna dei chewing gum anni ‘70, stavolta
«sono fortunato» e la sua freschezza e gioventù sono vieppiù manifeste,
esemplari e leggibili.
Il floreale – tiglio e biancospino
– e l’ agrumato – cedro, lime, pompelmo – più uno spicchio di pera, scorza di
arancio e zenzero, si appoggiano su una solida trama di mineralità gessosa, che
si amplifica col passare del tempo.
In
bocca lo spartito stilistico non cambia, con la Freschezza, indiscussa e
incontrastata protagonista, che scorterà l’esplorazione fino all’ultima stilla. Al gusto
si dimostra sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda olfattiva, con meno floreale
e molto più frutto – agrumi in levare. Acidità precisa, cremosità e avvolgenze,
dritto, senza furiose esasperazioni – 5 gr./l di dosaggio, da extra brut,
dichiarati in etichetta – e una chiusura, lunga e persistente, ben integrata
tra il minerale e l’agrume.
In una parola: equilibrio, che è ciò
che, in fin dei conti, conta - perdonate la cacofonia – e fa la differenza. Sempre,
e non solo in una boccia.
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