Chi l’ha detto che il vino rosè si faccia
preferire, a conti fatti, solo d’estate? Se è buono, sfata e scavalca il luogo
comune che lo vede legato alla stagionalità e alla canicule.
Casca a fagiolo, questo rosè d’assemblage – Syrah, Grenache e Cinsault, in percentuali
variabili – da una delle sempre più numerose aziende certificate bio del
dipartimento dell’Hérault.
Niente di straordinario, non da stracciarsi
le vesti, sia chiaro, tuttavia una bevuta corretta e onesta nel prezzo, che ha
fatto il suo, accompagnando, più che degnamente, una merenda/aperitivo tutta charcuteries.
Il naso è nitido, con il suo bel fruttino
rosso di lampone e ribes, un leggero tocco floreale, con sfumature erbacee e
una speziatura, a tratti un filo piccante.
Il palato, fresco e vinoso, con qualche
dolcezza, che non turba, comunque, l’equilibrio complessivo del sorso,
consolida le intuizioni olfattive, con gli aromi fruttati, che se la giocano
con una speziatura di rilievo.
Beva scioltissima, non molto persistente, ma
di allungo salivante e pepato.
...e se invece, caro DJ, circuiti da un bel paio di bocce, si provasse a circuirne una con un paio di bocce di questo Rosé, non credi che qualche veste da stracciare potremmo anche trovarla...comunque il toponimo rimanda ad una bella leggenda d'amore medievale e la mia serata ha preso una piega più interessante...
RispondiEliminaEh, il rose' solitamente funziona, ma attento alle eccezioni. Non conosco la leggenda, dunque mi documentero'. Quante ne sai. Grazie.
EliminaSono solo curioso l'ho scoperto su ...pedia
EliminaGrazie a te