Jérome Coessens, alcuni anni fa, si è messo
in proprio, riprendendo vecchie vigne di famiglia – ceppi di oltre 40 anni – ed
è considerato, oggi, uno dei tanti vignerons
emergenti. Volevi che non andassi a trovarlo?
Siamo a Ville-sur-Arce, un minuscolo
villaggio dell’Aube, mentre “Largillier” – suolo con notevolissima presenza di
argilla - è un lieu-dit, una parcella,
proprietà esclusiva della famiglia – monopole
- dove si coltiva solamente Pinot Noir. Jérome è gasato, molto, e (s)fortuna
che gli manchi il muretto, le clos, altrimenti
chi lo fermerebbe più?
Quando lo incontrai, insistette molto sul
fatto che lui vendeva, parte della sue uve, a un famosissimo produttore di
Avize. Boh.
Dunque, PN in purezza, base anno 2009, 28
mesi sui lieviti, sboccatura maggio 2012.
Al naso freschezza e tostature, qualche cenno
vegetale, i piccoli frutti rossi che ti aspetti dalla bacca nera – ribes e lampone,
mora e fragolina – confortati da un bell’intreccio minerale.
All’assaggio, più struttura – troppa - che
freschezza, con l’acidità, un po’ indolente, che, non sempre, gestisce al meglio,
e circoscrive, i muscoli che il Pinot Nero ostenta, solitamente, nella Côte des Bar (Champagne sud). Permane
una forte identità minerale, un discreto allungo, ancorchè il sorso resti un
filo affaticato – livello del flacone che cala lentamente - e il peso della
materia restringa il raggio d’azione di altri, attesi, elementi.
Da Jérome era andata un po’ meglio la degustazione, che
non la bevuta odierna, analizzata con più calma e attenzione. E' un discreto/buon champagne, come
tanti altri, nulla di più, certamente non straordinario e, per la mia tasca, dal
prezzo spropositato.
Sgàsati un filo, Jerome.
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