Il nome della Maison, rimanda, di botto, per gli appassionati, al Sir Winston,
dimenticando, spesso, e forse un po’ colpevolmente, che esistono anche i
“semplici” millesimati, dal prezzo decisamente più praticabile e già di alta
qualità, troppe volte sottovalutati, se non snobbati, dai fighetti della
bollicina.
Leggi il millesimo e pensi all’annata calda e
a tante altre conneries. Niente di
tutto ciò. Questo flacone è l’ennesima conferma – repetita iuvant - di quello che si (sotto)scrive abitualmente, ossia grandi flaconi,
non necessariamente grandi millesimi.
Il nostro è 60 Pinot Noir e 40 Chardonnay,
provenienti da vigneti Gc e Pc della Côte des Blancs e della Montagna di Reims; vinificazioni separate,
prima fermentazione in acciaio, malò svolta, remuage à la main, nove anni - n o v e - sui lieviti.
La mia sconta
un dégorgement di oltre 5 anni.
Il bicchiere, di sottilissimo perlage e di freschezza agghiacciante, mi porta dritto filato
dal pasticcere, mentre si prepara colazione con nocciole, burro spalmato sul
pane grigliato, brioche e crema
pasticcera a canna.
Si tratta bene, monsieur
le pâtissier, e non si cura
delle calorie.
Giusto à côté, c’è il negozio della frutta appena candita - arancia e
albicocca – con decorazioni di fiori bianchi e di rosa, miele e lieve
speziatura. La gessosità, inizialmente schiva, regalerà emozioni dal secondo
calice.
Una bocca all’attacco, di acidità svettante, ancora
incredibilmente vinosa e dalla bollicina finissima, riprende specularmente e
bellamente la tessitura olfattiva. Il sorso si sviluppa cremoso e complesso,
con volume in crescendo, mantenendo barra dritta su spiccate note grigliate e
burrose, frutta gialla confit (anche
il dattero) e grassa gessosità.
Bevuta tesa, sontuosa e di rara eleganza, da
un flacone che sembra sboccato ieri e già di espressione superlativa. Termina (ahimè) lungo e di persistenza esagerata, su deliziosi tocchi di spezie e gesso, colpendo al cuore, anche a calice vuoto, con geranio, violetta e tabacco.
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