mercoledì 15 gennaio 2014

Aoc Champagne Rosé de Saignée Brut s.a. Fleury





La prima azienda della Champagne a convertirsi alla biodinamica, 1989, mica cotiche. Siamo a Courteron, ancora Côtes des Bar, ancora Aube, la parte più a sud, non conosciuta e apprezzata quanto meriterebbe, e, talvolta a torto, pure snobbata.

Oggi, una tipologia che, a queste latitudini, passa raramente: il rosé e, per la prima volta, il de saignée, cui le maison ricorrono non così frequentemente. Infatti, il metodo del salasso, si differenzia dal più diffuso e pratico rosé de melange – aggiunta di vino rosso, prima della presa di spuma, nella fase di assemblaggio della cuvée - in quanto il mosto fermenta, brevemente, a contatto con le bucce.

Il nostro è Pinot Noir centopercento. Nel calice, una spuma abbondante con carbonica non troppo fine, un po’ agitata, ma persistente. E’ rosa intenso, di fascino, con riflessi rubini. Avvicino il naso e, dapprima, una nota stucchevole mi infastidisce alquanto. Un po’ di attesa, qualche respiro, il dolce s'invola e sbocciano i fruttini rossi, gli agrumi - un esuberante pompelmo rosa – che si affiancano a una progressiva, energica, connotazione minerale.

Al palato è di freschezza integra e c’è totale coerenza con il patrimonio olfattivo, che si manifesta con pompelmo rosa, ribes e lampone. Un ’acidità a canna, si fonde, egregiamente, con la struttura, massiccia, del vino. Bocca verticale e ricca, che coniuga perfettamente potenza e leggerezza.

Bevuta compulsiva e appagante, che termina, amabilmente, amaricante, con apprezzabile persistenza, sapida e minerale, con ancora il pompelmo rosa sugli scudi.
Per inciso, da uno che non ama(va) la coniugazione rosé.


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