lunedì 29 luglio 2013

Igp Terre Siciliane Sole e Vento 2012 Marco De Bartoli





Marsala, Contrada Samperi. Non per caso, neanche per sbaglio. Difficile da scovare. La conquisti solamente in virtù (o per causa) della tua testardaggine, solamente perché sai cosa stai cercando.
Qui c’è l’azienda fondata da Marco De Bartoli, per qualcuno “il restauratore del Marsala”. Già, Marco De Bartoli…E’ lui il papà di questo riuscitissimo matrimonio tra uve Grillo e Zibibbo (Moscato di Alessandria), che vi concorrono in parti uguali e macerano a freddo per circa 24 ore.

Prima di affondare il cavatappi, osservo l’etichetta e questo disco arancione pare svelare, in anticipo, cosa mi riserverà questa bevuta. Troppo superficiale e riduttivo il richiamo al sole, ma anche alla luna piena. Per associazione di forma e colore, vado oltre e penso agli agrumi, alle albicocche, alle pesche gialle, alla frutta secca disidratata…La stessa parola Vento è accarezzata e ingentilita dal suo respiro che evoca la brezza marina, la mineralità, le saline.

Avido di convalide, apro e verso. Sulle mie narici si arrampica una cifra notevolissima e affascinante di lavanda. E basta. Etichetta bugiarda? Passa un quarto di ora e i profumi arrivano tutti - uno alla volta prima, insieme poi - alternandosi e articolandosi in un gioco di interscambio e compenetrazione tra intensità, acidità e dolcezze, aromaticismi, mineralismi.
In bocca c’è l’impasto autentico tra velluto, morbidezza, tensione, salinità, che creano (e vivono in) un Grande Equilibrio. Un sorso che colpisce e impressiona – in modo solare, sì – anche per struttura e persistenza (e sto scrivendo del vino “basico”).

Un sorso fedele – in etichetta, al naso, in bocca - così come fedele è questa intera famiglia, conosciuta poco tempo fa – Renato e Giuseppina nello specifico. Alcune ore in compagnia per cogliere, tra le righe, aspetti capitali del loro agire e per persuadermi che il DNA di Marco è più che mai presente e vive nella mente e nell’anima dei suoi figli e li ispira e li guida nel loro quotidiano.

Marsala, Contrada Samperi, De Bartoli. Non per caso, neanche per sbaglio.




giovedì 25 luglio 2013

Doc Alto Adige Pinot Nero “Hausmannhof” 2008 Haderburg





Alois Ochsenreiter - titolare di Haderburg e Obermairlhof - é, ormai, un habitué di queste pagine giacché compare con regolarità e frequenza. Lo tengo d'occhio e non sbaglia un colpo.

Alla vista un rubino tenue, di viva lucentezza. I profumi si articolano, in modo inequivocabile, sui descrittori classici del vitigno quali ribes - confettura in particolare - poi mirtillo, lampone e mora; a seguire cenni di origano, alloro e tabacco.

L’attacco in bocca é di grande freschezza e rivela una foggia gustativa che costituisce un continuum con l’eleganza olfattiva. Al palato ritrovo i frutti di bosco, uno ad uno, con nette note erbacee e speziate. Una formidabile acidità esalta, coerentemente, una materia plasmata da un magistrale controllo dell’alcol e solcata da viva mineralità e fini tannini. Ne scaturisce, come logica conseguenza, un sorso bilanciato in tutte le sue componenti ed una bevibilità priva di freni. Il finale é intenso, persistente e si chiude su note balsamico-speziate e di radice di liquirizia.

C'è tutta la coerenza di Alois in questa bottiglia; c'é la sua filosofia nel condurre il vigneto, prima ancora di ottenere il vino. La filosofia della coerenza che governa il suo operato e ne costituisce il leitmotiv.



lunedì 22 luglio 2013

Doc Lambrusco di Sorbara Leclisse 2011 Paltrinieri





Questo è il classico caso – che trova sempre più convalide - in cui non sempre spendendo di più, a fortiori, si ottiene di più. Mi spiego meglio. Ad inizio anno vi ho descritto qui, in termini più che soddisfacenti, l’altro prodotto di casa Paltrinieri, il Radice. Pertanto spinto dalla curiosità ho voluto testare Leclisse che rappresenta la punta di diamante della cantina.

A differenza del “Radice”, che rifermenta in bottiglia, questo é ottenuto con metodo Charmat lungo, utilizzando il solo mosto fiore. E’ rosa vigoroso con sfumature tendenti al violaceo con spuma chiara, che abbonda e scalpita. Il ventaglio olfattivo si esprime su delicate, pure troppo, fragranze di fragoline di bosco, lamponi e ribes.

L’impatto gustativo, se non fosse per una discreta secchezza e tensione del sorso, non aggiunge molto altro. Anzi. Carbonica ingombrante, aromi pallidi e sbiaditi, acidità sopra le righe, una leggera sapidità ed un finale davvero breve sono i tratti salienti di questa boccia che non mi ha per nulla gratificato.
O, forse, sarà tutta colpa del mio palato più storto e starato del solito.
Ad ogni modo prediligo e scelgo, tutta la vita, il Radice. Non me ne voglia Paltrinieri.



giovedì 18 luglio 2013

Aoc Champagne Grand Cru Extra Brut s.a. Francis Boulard





Nel 2010 Francis ha lasciato i suoi fratelli e, con la figlia Delphine, ha preso la propria strada. Alcune vigne sono già certificate bio, le altre sono in conversione.

Questa cuvée proviene da un villaggio della Montagna di Reims - Mailly-Champagne classificato Grand Cru - e viene declinata anche nella versione brut nature. In controetichetta, Francis riporta - distinguendosi dalla stragrande maggioranza dei suoi colleghi - tutte le informazioni relative al contenuto, persino per quanto attiene alla composizione dei suoli.

Questo é un assemblaggio dove il Pinot Noir é rappresentato al novanta percento, con un saldo di Chardonnay. La vendemmia del 2008 vi partecipa nella misura del settanta per cento, con le due immediatamente precedenti a chiudere. Viene vinificato in vecchie barriques con fermentazione spontanea e lieviti indigeni. Il dosaggio si aggira intorno ai 5 grammi/litro ed è stato sboccato il 21 ottobre 2011.

Verso nel calice e trovo un luminoso giallo intenso con sfumature dorate. La carbonica é elegante, fine e costante.
Al naso, le percentuali di assemblaggio paiono capovolte; infatti, inizialmente, é lo Chardonnay che emerge in tutta la sua leggiadria. Alle fragranze di pasticceria si sommano quelle di biancospino e ginestra, pera e pesca. E’ molto agrumato, con palesi note di miele. Solamente più tardi si erge il Pinot Noir con i fruttini rossi, la mela rossa, lo zafferano e le spezie.

In bocca eccelle per freschezza, equilibrio e coerenza. La spalla dell’uva a bacca nera é tersa e non sovrastante, con la polpa ben integrata nel sorso che approfitta e beneficia di una acidità calibrata e mai fuori scala. Pleonastico sottolineare l’estrema compulsione della beva, dritta e persistente. La chiusura si completa di una mineralità salina e gessosa e di una incantevole nota di mandorla.
Bravò, Francis.
Un solo, piccolo, suggerimento: concedete almeno una anno dalla sboccatura agli champagnes di Francis - due meglio ancora - nonché una generosa ossigenazione prima di berli, non ve ne pentirete.


lunedì 15 luglio 2013

Monte San Giuliano @ Erice





Non lontano dalla Pasticceria Grammatico si trova questo grazioso ristorantino con terrazza a vista sulle Egadi. Giusto due piatti veloci veloci per bloccare gli zuccheri in caduta libera.












Sarde a beccafico



Mosciame di tonno olio e limone


Pesce spada alla matalotta
aglio, pomodoro, olive, capperi, mandorle e prezzemolo


Servizio agile e informale. I piatti sono buoni, il pesce é fresco ed i prezzi onesti, con una forbice che oscilla tra i sei ed i quindici euri. Da rivedere e migliorare, prontamente, la carta dei vini, cominciando dalle etichette isolane. La Sicilia offre fior di produttori.




le Egadi dalla terrazza




venerdì 12 luglio 2013

Pasticceria Maria Grammatico @ Erice






Un’istituzione per Erice, per la Sicilia, conosciuta in tutto il mondo, la signora Maria ci delizia e ci coccola quotidianamente da oltre sessant’anni con i suoi capolavori, le sue meraviglie. Impossibile dire quale sia la migliore. Su tutte, sicuramente, le più conosciute restano le “Genovesi” alla crema; tuttavia ho anche molto apprezzato i "Cuscinetti" con una sublime conserva di cedro, e poi i "Brutti e Buoni" e poi...
La parola stucchevolezza non é contemplata nel vocabolario della Maria. Lo zucchero é mai e poi mai prevaricante. Gioielli di eleganza ed equilibrio. Mangiabilità trascinante ad elevata digeribilità.

Maria mi confessa che non ha segreti, "…solo zucchero e le mandorle migliori". E la sua Sapienza, sconfinata, aggiungo io. Senza perdermi in altre ridondanti e sterili chiacchiere – tanto in rete per chi ha tempo e voglia si trova tutto - lascio parlare, didascalicamente, gli scatti che seguono; loro sì, mio malgrado, di infima qualità.












Marsala Vergine 5 anni Cantine Buffa






"Cuscinetti"



"Genovesi"







martedì 9 luglio 2013

Doc Alto Adige Pinot Bianco 2011 Alois Lageder






Questa è un’azienda il cui anno di fondazione risale al 1823 e per la quale la parola qualità é stata, da subito, uno dei tratti distintivi e costituisce tuttora principio irrinunciabile, già dai prodotti cosiddetti entry level. Adesso Lageder é alla quinta generazione di vignaioli e la coltivazione delle vigne avviene prevalentemente con metodi biologico-dinamici.
Due sono le linee produttive: la prima, Alois Lageder, dove le uve utilizzate sono sia di proprietà che conferite da viticoltori selezionati; la seconda, Tenutæ Lageder, dove viceversa i vigneti sono di esclusiva proprietà della famiglia.

Per questo Pinot Bianco le uve provengono da vigneti situati a Salorno, Magrè, Pochi e Cortaccia, i cui suoli sono ghiaiosi, sabbiosi e in parte calcarei.
Nel bicchiere osservo un bel giallo brillante con riflessi verdi. Al naso colpisce per freschezza. Si colgono fiori bianchi e marcati sentori di pesca, mela, frutti tropicali. Si percepisce, netta, una bella mineralità.

L’ingresso in bocca é altrettanto fresco, equilibrato ed armonico. L’aspetto gustativo riprende, confermandola, la trama nasale. Gli aromi di frutta tropicale, pesca, mela e pera si ripropongono in modo definito e coerente. Una vivace spina acida accompagna e invoglia questo sorso, percorso da mineralità, che chiude con buona persistenza su note sapide.
Un bianco da aperitivo, che tuttavia regge bene piatti di pesce e di carni bianche. Un vino che é retto, altrettanto bene, anche dal nostro portafoglio – intorno ai sette/nove euri.






venerdì 5 luglio 2013

Aoc Champagne Cuvée n° 735 Brut s.a. Jacquesson







Salgo progressivamente di numero, dopo aver raccontato qui della 734. Come sempre etichetta e retro “trasparenti” quanto a notizie su bottiglie prodotte, composizione annate e percentuale della cuvée, sboccatura e dosaggio. Questa volta il millesimo maggiormente rappresentato – 72 per cento - é quello della vendemmia 2007, con i vini delle annate 2006 e 2005 a completamento. Questo assemblaggio é espressione di 47 parti di Chardonnay, 33 di Pinot Noir e 20 di Pinot Meunier; la sboccatura risale al primo trimestre del 2011 – preferisco concedere vetro alle bolle – con il dosage a tre grammiemmezzo.

La veste é oro brillante con perlage davvero fine e continuo. Al naso giungono pochi segnali, anche dopo aver accordato tempo per destarsi. Qualche delicatissimo aroma agrumato – pompelmo e cedro – e vaghi e indefiniti rimandi ai fiori bianchi. Attendo ancora e succede poco, mentre persevera e resiste in questa ritrosia a concedersi.

L’impatto in bocca non sposta, in buona sostanza, quanto appreso a livello olfattivo. Il sorso é magro, tuttavia fresco e almeno ad acidità si difende abbastanza bene, ancorché Jacquesson ci abbia abituato a vere e proprie rasoiate. Anche sul versante minerale siamo poveri e taccagni. Quanto a persistenza non me ne sono accorto, purtroppo, anche se la beva si è rivelata scorrevole e soprattutto continua, alla ricerca di conferme alle alte aspettative.

Era la mia prima volta con la 735 e confesso che le attese erano di altro ordine e grado. Una bevuta anonima e priva di personalità, di quella personalità che tutti riconosciamo ai prodotti dei fratelli Chiquet. Nondimeno, non escludo si sia trattato di una boccia avversa e/o sottoperformante. Ergo, giacché una rondine non fa primavera, saranno concessi – molto volentieri - diritto di replica e privilegio di riscatto.
A bientôt, les amis.




martedì 2 luglio 2013

Mariella @ Fragnolo di Calestano






Chi conosce la Mariella é fortunato, chi non la conosce, absit iniuria verbis, peggio per lui. Siamo sulle colline intorno a Parma a mezzora d’auto dal capoluogo e precisamente a Fragnolo, località di Fragno, frazione di Calestano.

Più di mille parole, giova accostarsi a questa tavola e accogliere i suggerimenti e gli abbinamenti cibo-vino di questa Signora troppo modesta, troppo discreta, troppo understatement. Succede sempre più spesso che chi non ha niente da dire sfoggia il nulla e, viceversa, chi ha tanto da dire (e dare) – la Mariella – per educazione, per rispetto, per indole, tace o quasi.
La Mariella, insieme a suo marito Guido, vive una vita di ricerca, maniacale e incessante, nel mondo dei prodotti enogastronomici di alta qualità a prezzi onestissimi a tal punto da non sembrare veri.

Arrivi dalla Mariella e ti sembra di non essere mai uscito di casa tanto ti senti a tuo agio. Ai fornelli lo Chef Maurizio Pistritto pratica una cucina abile, avveduta e ben ancorata al territorio, non disdegnando alcune variazioni sul tema.







Culaccia 24 mesi salumificio Bodria di Tonchio


Mortadella selezione Real Group
  




Cappellaci con fonduta al gorgonzola con pistacchi di Bronte e ripieno di ricotta di pecora





100% Pinot Noir. Segnatevi questo produttore



Filetto di cavallo con peperonata
 



Costolette di agnello con patate e sale del Galles




Walter De Battè Prima Terra Cericò 2008  80 Grenaccia e 20 Syrah. Eleganza e complessità


Il capitolo cantina meriterebbe un post a parte. C’è la “carta breve” che contiene già un nutrito elenco di etichette, quasi esclusivo dominio di produttori bioqualcosa. Per chi vuole andare oltre, a richiesta, arriva una valigetta che contiene la storia dei vissuti enologici della Mariella e di Guido. Monumentale e biblica. Io suggerisco di affidarvi al sapere della Mariella, giammai ostentato, e di concedersi l’abbinamento al calice. Sarà un viaggio incancellabile.

Frequentando questa tavola si comprende cosa significhi l’espressione “passione per la ricerca”. Una tappa rassicurante e rasserenante, una delle mie tavole imprescindibili, uno dei miei posti del cuore. Chi conosce la Mariella é fortunato; chi ancora non la conosce, non sciupi altro tempo e corra da Lei.