mercoledì 30 marzo 2016

ViniVeri 2016 – Vino Secondo Natura XIII^ edizione | Cerea






Nei giorni di venerdì 8, sabato 9 e domenica 10 aprile, avrà luogo la tredicesima edizione di “VINIVERI: Vino Secondo Natura”, salone di degustazione di vini e prodotti alimentari, ottenuti da processi naturali, organizzata dal Consorzio Viniveri, presso i padiglioni dell’Area Exp “La Fabbrica”, a Cerea (Verona).

Protagonisti di questa edizione, insieme ai produttori del Consorzio Viniveri, un centinaio di “artigiani del vino”, vignaioli indipendenti italiani ed esteri che condividono una filosofia produttiva che va oltre la certificazione biologica europea, ossia quella di generare vino, senza pesticidi, senza l’uso della chimica di sintesi in vigna e senza l’uso di addizioni e stabilizzazioni forzate in cantina

Come d’abitudine, oltre ai vini, ci sarà spazio anche per produzioni agroalimentari artigianali, nonché l’immancabile e ricercatissima, Enoteca ViniVeri: la vetrina-bottega, posta all’uscita degli spazi espositivi, dove sarà possibile acquistare, solo nei tre giorni dell’evento, molte delle rare ed esclusive etichette presenti a ViniVeri a prezzo di cantina.

Tutte le info accedendo al sito viniveri, nonché aggiornamenti in tempo reale sui principali social.

domenica 27 marzo 2016

Chi tutela cosa




dj dc
di corsa, senza vocali(st)


La notizia è di alcuni giorni fa ma, che ci vuoi fare, il mondo va velocissimo, il dj invecchia e si scopre con il fiatone. Nondimeno, vale, eccome, più di una riflessione, a fortiori fosse sfuggita.

Il caso è l’aumento dell’import di olio tunisino: 70 mila tonnellate in due anni, fino al 2017. Non proprio caroppole. Orbene, il sito Cronache di Gusto, ha pubblicato, “per dovere di cronaca e di trasparenza”, come hanno votato gli eurodeputati italiani.
Con tanto di nomi e cognomi, con tanto di appartenenza partitica.

Francamente, me ne impippo degli schieramenti politici, visti i saltafosso cui assistiamo allegramente, quasi quotidianamente. Molto più ingenuamente, io credevo che, una volta a Bruxelles, i nostri eroi, posassero la casacca politica e, compattamente, sposassero la causa italica. Viceversa, anche lassù, sposano la prima, la casacca, e posano la seconda, ben più importante, l’Italia.

Già era successo un pasticciaccio brutto, con la xylella - per alcuni, concausa del disseccamento degli ulivi salentini, mentre altri affermavano l’impossibilità di dimostrare certezza scientifica circa la patogenicità del batterio – tra abbattimenti feroci, Tar, Corte di giustizia europea, ecc.

Prima che qualcuno del condominio faccia un’ entrata da cartellino rosso, sottolineo quanto, nel caso di specie, il discorso esuli totalmente dal colore politico – già sai che sono #tuttisoci - e vada posta l’attenzione, enfatizzandola, esclusivamente, sui nomi e sui cognomi, sulle loro facce, e di come e quanto costoro salvaguardino gli interessi nazionali, presso la massima istituzione europea.

Mi rifiuto di copincollare tali nomi e cognomi, li puoi leggere qui.
E’ imprescindibile per i produttori seri di olio sapere chi e come osteggia il loro lavoro e, alla fine dei conti, chi e come sprotegge noi italiani tutti.

Lavoratori, tiè!



venerdì 25 marzo 2016

Bollinger Champagne R.D. 1990 Magnum





“Chi ciurlò nel manico?”
Furono Mo&Fab che estrassero “lo fenomeno” dal cilindro.
E, parimenti, fu lotta impari, dieci bocche contro uno, seppur magnum, altro che 5 contro 1, vero Chef AAA?

R.D. per Récemment Dégorgé, solo in annate eccezionali, esclusivamente da vigneti di proprietà, sur lattes per un tempo prolungato (11 anni), Pinot Nero 69%, Chardonnay 31%, vinificazione in piccoli fusti, di quinto passaggio, vieillissement sous bouchon liège, remuage e dégorgement manuali (quest’ultimo avvenuto il 5 marzo 2000), dosaggio da extra brut. Dopodichè, altri 14 anni passati, quien sabe?, 14 anni, magari vissuti pericolosamente, ma portati benissimo, giacchè all’appuntamento è in forma smagliante.

Raggiante e nobile oro lucente, di vivissimo e finissimo perlage.
Pochi respiri gli bastano per dimostrare, in pieno, il suo ceto di appartenenza: l’élite.
Una dote aromatica regale, qualcuno fa riferimento a vecchi Meusault, altri scorgono rimandi ai Sauternes.
Io, molto più modestamente, intercetto, dapprima, polvere di caffè e caramello, camomilla, miele e crema di nocciola, con agrumi canditi al seguito – arancia amara e cedro – e frutta esotica. Una scacchiera olfattiva priva di indugi e in continua progressione, che cresce e si intensifica, senza soluzione di continuità; una tavolozza che scopre un coté di tartufo e fungo, di sottobosco e spezie orientali, perfezionandosi con massicce proiezioni saline, di ostrica e gesso.



La specularità gustolfattiva è dirompente.
In bocca è stupefacente – batte il naso, comunque, due a zero – e, al liquido, vanno ascritte tutte quelle peculiarità, le quali mi costringono a digitare: Grandissimo Vino.
Con le bolle, ma ciò non sposta, di una virgola, l’assunto.
Fatale e ineludibile, in casi come questo, non servirsi dei lemmi, sì scontati e di rito, che specificano, circostanziando alla perfezione, “la materia”. Tante le “anime” che convivono e si accordano armonicamente: vinosità e stratificazione, freschezza e sbuffi ossidativi, tensione e grassezza, struttura e intensità, complessità e profondità …
Mai spesi, tutte insieme, queste voci; mai mi capitò di bere cotanto liquido.
Persistenza deflagrante, in deca, quanto a minutaggio, su incisive sottolineature di salinità salmastra e iodio, con intensi ritorni di ostrica, zenzero e tostature pregiate.

Non ti ingannino le iperbole, ma pesale per difetto. Solo bevendolo potrai comprendere, altrimenti mai sarà consono, proporzionato e bastante il pixel.

Il plus, al boccione, lo ha trasmesso la Cumpa, prestigiosa e autorevole. Nondimeno, questo non è carpaccio benevolentiae, come, illo tempore, mi riferì, convintamente, imbrodandosi, un illuminato latinista.

Qualora qualcuno avesse qualcosa da aggiungere...


Grazie Mo&Fab, grazie a tutti.





mercoledì 23 marzo 2016

Clos de la Briderie Crémant de Loire Brut Pureté de Silex





Loira, rive droite, proprio qui, Vincent Girault, proprietario del domaine, gestisce, con metodo biodinamico, uno dei vigneti più importanti della denominazione.

Questo è un assemblaggio di 40 Chenin e il restante 60 diviso salomonicamente tra Cabernet Sauvignon, Chardonnay e Cabernet Franc. Solo la prima spremitura - Tête de Cuvée - e una sosta su lieviti indigeni di 24 mesi, i quali non sono pochi, se consideri che, da disciplinare,  per lo champagne s.a., il minimo sindacale è 15.

Tutto quel tempo, mi regala calici dalla bollicina fine e mai tagliente, mentre al naso esprime freschezza di aromi – agrumi, mela e ananas – e un profilo minerale che esprime e riflette il silicio del sottosuolo.

Un palato rotondo, rispecchia le considerazioni olfattive, ponendo ulteriore accento sull’impronta terrosa-minerale. Brevi, per la verità, l’allungo e la persistenza, tuttavia ampiamente giustificabili, tenuto conto della fascia in cui si colloca il prodotto.

Una buona boccia da aperitivo, propedeutica a sorsi di maggior spessore.