martedì 26 febbraio 2013

Aoc Vin d'Alsace Pinot Noir Cuvée Béatrice 2007 Binner






Nel corso di una interessante degustazione di vini francesi – Bordeaux, Borgogna e Alsazia – svoltasi lo scorso venerdì presso il Turn Over Bar di Saluzzo racconto di questo vino che ha diviso non poco la platea a causa di notevoli differenze emerse da bottiglia a bottiglia.

Christian Binner – aderente al manifesto Triple A - è uno dei pionieri della cultura biodinamica in Alsazia, royaume dei grandi vini bianchi dove i rossi – pochi – non se li fila quasi nessuno. Leggere Pinot Noir dell’Alsazia, quando il collegamento naturale e immediato è con la Borgogna, potrebbe facilmente generare diffidenza, pregiudizi ed opinioni precostruite.

Per questo Pinot Noir si tratta di una produzione davvero piccola – circa 4.000 bottiglie – e di un millesimo da considerare giovane, che necessita di affinamento in vetro.

Dietro suggerimento del sommellier, il vino è stato atteso una mezz’ora circa nel calice. E’ di un rubino scarico e limpido. Al naso - la sua giovinezza si percepisce - è elegante e di bella freschezza. Emergono sentori di spezie unite a buona balsamicità, cui seguono note di lampone, ciliegia e dei cenni erbacei.

In bocca presenta subito una residuale carbonica, presumo frutto di una rifermentazione in bottiglia, che poco dopo scompare. La paletta aromatica è di una sostanziale coerenza olfattiva oltre a confermare la giovinezza del vino. Ha buona sapidità con acidità questa sì molto, troppo marcata. Tannini vivaci, a tratti anche spigolosi, tuttavia con beva invitante. Chiude su note speziate e fruttate ed un leggero cenno amarognolo, con discreta persistenza. Questo è il resoconto dei miei due calici figli della stessa boccia.

Per onestà sottolineo che ho effettuato alcuni assaggi da altre bottiglie, dopo che alcuni degustatori avevano espresso giudizi davvero negativi, soprattutto in relazione allo spettro olfattivo. Alla luce di ciò, riconosco che mi sono trovato d’accordo con quelle valutazioni. In effetti al naso si percepivano evidenti note animalesche, di pellame, di feccia, sgradevoli tout court, che non si sono dileguate né con l’ossigenazione, nè col passare del tempo. In taluni casi si sono purtroppo accentuate.

Dunque, il mio giudizio rimane, per il momento, sospeso, in attesa di altri assaggi, magari tra qualche tempo. Viste le parecchie difformità tra un calice e l’altro, ricorro all’uso di un lemma da caserma d’antan rubricandolo alla voce rivedibile.

Chi era presente alla serata, qualora lo ritenga utile, può postare le sue, ben accette, considerazioni.

Per completezza vi elenco le date delle prossime degustazioni serali:
Venerdì 8 marzo Azienda Agricola Franco Mondo San Marzano Oliveto (At)
Venerdi 15 marzo Azienda Agricola Vezzoli Erbusco (Bs)
Venerdi 22 marzo Cav. G.B. Bertani Grezzana (Vr) 
Per info e prenotazioni (consigliate) Turn Over Bar Saluzzo 0175 219571.

venerdì 22 febbraio 2013

Aoc Champagne Cuvée n° 734 Brut s.a. Jacquesson







Una delle più antiche maison di champagne, dal 1954 in mano alla famiglia Clicquet. Barra dritta sulla qualità, senza scorciatoie e ruffiani compromessi, è questa la filosofia dei fratelli Laurent e Jean-Hervé. Numeri contenuti – circa 350.000 bottiglie prodotte – se rapportati ai tantissimi zeri di queste lande. Uve provenienti solo da villaggi classificati Grand e Premier Cru. Qui non si pratica filtrazione, né chiarifica.
Jacquesson, chevvelodicoaffare!

Già l’eleganza dell’etichetta ti lascia presagire cosa ti aspetta. Ruoti il flacone e la contro etichetta è riccamente prodiga di nuove sul contenuto. Si inizia con il millesimo della raccolta maggiormente rappresentato – nel caso della 734 il duemilasei per il settantatre percento -, saldato dalla percentuale dei vini di riserva, seguito dalla composizione della cuvée – 54 parti di Chardonnay, 26 di Pinot Meunier e 20 di Pinot Noir. Chiude con l’indicazione del dosaggio (tregrammipuntocinque/litro) ed il trimestre e l’anno del dégorgement (primo trimestre 2010). Est-ce que on peut profiter? Calma, quasi.

La cromia è dorata e brillante, quasi accecante, solcata da effervescenza fine e incessante. Con l’ossigenazione, gli iniziali cenni melliti cedono il passo a sensazioni agrumate che strizzano già l’occhio al candito, di cedro, arancia, lime e pompelmo. Poco a poco si fa largo l’incedere dello zenzero unito alla mela ed alla pera. Una concentrata mineralità completa questo raffinato ventaglio olfattivo.

Queste premesse non possono che preludere, per naturale conseguenza, ad una bocca elegante, di razza. Il palato è cremoso, sensuale ed avvolgente, ma ancora tagliente. Il sorso è pieno, di freschezza esemplare, sostenuta da struttura adeguata. Foggia gustativa tesa e precisamente coerente. Nitida e accattivante l’impronta della gessosa mineralità, la craie. Chiusura sapida, di lunga persistenza, con una carbonica da manuale.

Bottiglia di grande fascino, ampia e verticale, dotata di equilibrio indiscutibile fino all’ultimo sorso. Soprattutto se si considerano i tre anni dalla sboccatura che costituiscono un fardello impegnativo per un b.s.a. – se non hai stoffa da vendere dopo tutto questo tempo esci con le ossa rotte. Confesso che l’attesa si è rivelata lunga anche per me, tuttavia ne è valsa la pena.

Un porto sicuro, magari per le volte in cui volete vincere facile, ma anche no.

mercoledì 20 febbraio 2013

Docg Brunello di Montalcino 2006 Gorelli Le Potazzine





Rosso rubino brillante e luminoso. Ritrosissimo e sonnacchioso, si manifesta lentamente e dopo un paio d'ore sfoggia tutta la sua classe ed eleganza a partire dal naso ricco di prugna, amarena, rosa, china, rabarbaro e ginepro. Rilascia ancora viola, frutti di bosco, tabacco, spezie dolci ed una leggera frutta sotto spirito.

L'ingresso in bocca è di charme, sangiovese di razza, senza compromessi. L'attacco è elegante, caldo con acidità e morbidezza già in equilibrio. Frutto croccante e “masticabile". Al palato precisa e cristallina è la conformità con il registro olfattivo. Tannini vibranti, bilanciati da bella spalla acida e armoniche venature sapido-minerali.

L’estrema freschezza di questo vino è sfociata in una bevibilità davvero sorprendente - smodata, lo confesso - che ha impedito di cogliere tutte le sfaccettature e le  evoluzioni in fieriAmpio e complesso pur palesando la sua giovinezza. Grande pulizia e precisione. Chiude davvero lungo, su nuances balsamiche e si libera nel bicchiere, ormai vuoto, una lunga, inebriante nota di tabacco trinciato.
Emozionante. Già adesso!

Viola e Sofia, le cinciallegre, volano già alto. Chapeau-bas Gigliola e Giuseppe!

sabato 16 febbraio 2013

Aoc Pouilly Fumé 2003 Pascal Jolivet






Ancorché l’umidità abbia consumato le ultime due cifre, assicuro che il millesimo è quello riportato, ormai solo più vergato sul sughero. Questa è un’azienda giovane, fondata nel 1987, che si trova nella Valle della Loira. Si estende per circa ventotto ettari e la vicinanza con il fiume le consente di beneficiare di un micro clima peculiare.

Il vitigno è il Sauvignon Blanc, proprio nel suo luogo di elezione, qui chiamato anche Blanc Fumé.

Boccia che comincia a manifestarsi dopo alcune ore dall’apertura e svelerà completamente i suoi segreti, a lungo custoditi, nella parte finale. Data l’età, il colore ormai tocca un brillante giallo dorato.

Il naso, colpito fin da subito da uno schiaffo secco e minerale davvero potente, sfodera tutto il suo varietale. Emergono note erbacee e vegetali, di salvia e di rosmarino, di foglia di peperone verde unite a menta e sambuco.

In bocca non tradisce assolutamente lo spettro olfattivo. Entra freschissimo, asciutto e vellutato. Fa seguito una mineralità in gran spolvero. Nonostante l’annata parecchio problematica – torrida anche oltralpe – il vino è equilibrato con acidità ancora integra. Il sorso è snello e la persistenza lunga, avvolta dal fil rouge della mineralità che aveva già marcato il naso.

Una bevuta fine e di carattere dove il terroir ha raggiunto la sua chiara e convinta espressione.


mercoledì 13 febbraio 2013

A Viassa @ Dolceacqua






 "A Viassa", in dialetto la viaccia, la stradaccia. E per estensione, in senso dispregiativo il nuovo che avanza(va) in contrapposizione all'antico, al classico di là della strada, ai carrugi composti, immobili e geometrici.

Già in tanti si sono esercitati su questo desco - bloggers, guide, opinioni di internauti et cetera. Da ultimo, in ordine cronologico, lascio anche io la mia impronta.




Varchi la soglia ed un ambiente luminoso e curato ti attende. Ti accoglie con gentilezza, non affettata, Claudio il titolare. Subito sei piacevolmente colpito dalla cucina a vista dove il giovane Chef Aimone Cassini, con la sua brigata, esercita l'ars.




Ti siedi e la prima cosa che vedi ti mette bene: è l'olio nuovo di Nino Perrino. Possiamo iniziare.



Entratina: sfoglia ripiena di verdure



Polpo gratinato con lardo su crema di patate



Acciughe ripiene di spinaci con tapenade di olive e misticanze



Brandacujun



Doc Trento Maso Martis Brut Riserva n.v. sboccatura 2011

Questa boccia è l'unica nota fuori scala, ovviamente nulla da ascrivere al ristò. Si tratta di un assemblaggio di 30 parti di Chardonnay - con sosta in barriques per otto mesi - e 70 parti di Pinot nero - solo acciaio - cui segue una permanenza sui lieviti che si protrae per un periodo variabile tra 52 e 60 mesi. Purtroppo una fastidiosa quanto coprente presenza legnosa non ha consentito di apprezzare questa bollicina e soprattutto non ha conferito quel quid in più ai piatti, meritevoli, dello Chef.
 

Tagliolini di farina integrale con triglie e carciofi






Pescato del giorno: leccia con carciofi e patate




Semifreddo di nocciola e salsa moka





Tortino morbido al cioccolato e ricotta all’arancia candita


La buona impressione avuta fin dall'ingresso si è vieppiù confermata con il procedere del convivio. Buona qualità delle materie prime, con mano leggera ma sicura del cuoco. La carta dei vini, varia e ben distribuita, presenta ricarichi corretti. In sala servizio preciso e informale arrotondato da quel tocco di sana simpatia veramente apprezzato.

Dice, "... ma i prezzi?". Due le possibilità: la prima consiste nello scegliere dalla carta; la seconda è un menù con conto finale, naturalmente escludendo le bevande, che si traduce in trentadue monete da un euro. Questa opzione, cui è andata la nostra preferenza, consente di scegliere all'interno della carta, peraltro generosa, due antipasti, primo, secondo e dolce. Noi abbiamo privilegiato preparazioni a base di pesce, ma sono contemplati altrettanti piatti dell'entroterra.

Dunque anche l'equazione prezzo-felicità è ampiamente soddisfatta. Tuttavia voi non andateci perchè il conto è invitante - cinque portate da uscire satolli -, sceglietelo per la qualità. Quando vi alzerete, sarà il prezzo lieve ad accrescere la vostra soddisfazione e magari anche l'autostima.






sabato 9 febbraio 2013

Aoc Champagne Blanc de Noirs Brut s.a. Charles Orban






Siamo nei vigneti della Vallata della Marna e questo è un assemblaggio, in parti uguali, di Pinot noir e di Pinot meunier.

All’occhio è oro brillante con una effervescenza non molto fine e di media persistenza. Al naso fiori bianchi, pesca, pompelmo ed una leggera tostatura. La mineralità è appena accennata.

L’attacco in bocca è un po’ aggressivo, pur ritrovando, grosso modo, le sensazioni riscontrate all’olfatto, cui si aggiunge una discreta sapidità. Il sorso non è dotato di grande allungo e chiude un filo amarognolo.

Un dosaggio appena percettibile, tuttavia non ruffiano, libera una beva invitante. Boccia non troppo complessa che, nondimeno, si può a buon diritto inserire nel novero dei fedeli compagni dell’aperò.

mercoledì 6 febbraio 2013

Doc Rosso di Montalcino 2009 Le Chiuse






Questa bella azienda di Montalcino, in regime biologico, coltiva diciotto ettari divisi tra vigneti (sette), uliveti (sei), boschi e pascoli. Le rese in vigna - quaranta quintali per ettaro - sono molto basse. Non aggiungo ulteriori dettagli che troverete, agevolmente, consultando il loro sito.

Questo è Sangiovese grosso centopercento. E’ di un rosso rubino limpido e brillante. Il corredo olfattivo è fragrante e fruttato con sentori di amarena, di mora e di viola. Mano a mano che respira sale, dritta, una splendida speziatura.

In bocca l’attacco é caldo ed asciutto. Quanto ad aromi la bocca fa il paio con il naso - netta la specularità - dove si inserisce una nota di tabacco ben definita. Buona freschezza e vivace acidità conferiscono a questa bottiglia una beva trascinante e non facilmente controllabile. Bella chiusura sapido-speziata con buona persistenza.

Al cospetto di questa qualità il prezzo risulta veramente piccolo ed invitante all’acquisto: in rete intorno ai dodici eurini.
Una mas, gracias!

sabato 2 febbraio 2013

Doc Rossese di Dolceacqua 2010 Testalonga Antonio Perrino






Eccoci nei terreni calcareo-argillosi della Val Nervia. Antonio Perrino è vignaiolo storico e portabandiera della denominazione. Nino Testalonga, così lo chiama la gente del luogo, mantiene stretto ed intatto il legame che ha con le sue vecchie botti di rovere nonché i lieviti indigeni.

L’annata in questione è, quasi unanimemente, considerata il più grande millesimo della denominazione degli ultimi trent’anni.

E’ di un rosso elegante. Suadente già dal naso, mi ricorda tanto i pinot borgognoni!
Fiori, ciliegia e lampone, speziature accentuate e rabarbaro tratteggiano il quadro olfattivo. Una suggestiva nota marino-iodata che sale, sale, sale. Inconfondibile la folata di resina.

Al palato è caldo e vibrante, ricco di frutto, speziatissimo, salmastro e salino. Si avverte un leggero sbuffo alcolico. Vena acida rilevante. La beva è fresca, raffinata e persistente. Chiude lungo.

Millesimo in evoluzione. Lasciamolo ancora riposare, ha voglia di invecchiare. Tanta.