martedì 28 maggio 2013

Aoc Champagne Extra Brut s.a. Deutz






Uscita in commercio da poco più di un anno, la versione extra brut é una differente declinazione del più conosciuto Brut Classic, recensito qualche mese fa su queste pagine. Medesimo l’assemblaggio – un terzo di Chardonnay, un terzo di Pinot Noir ed un terzo di Pinot Meunier – ma con un differente dosaggio, molto più basso; ciò finisce, ineluttabilmente, per incidere -  positivamente per chi predilige gli champagnes più secchi - sul risultato finale. L’ extra brut, come é noto, per potersi fregiare di tale definizione non può contenere una liqueur de dosage superiore ai sei grammi per litro. Nel nostro caso siamo intorno ai tre grammi – dieci quelli del brut classic, un bel salto. Non é riportata la data del dégorgement, tuttavia avendola acquistata giusto lo scorso anno a marzo – prezzo di lancio scontato del 35 percento in Francia nella gdo – si avvale di un sonno in vetro già rispettabile.

Nel calice si presenta di un oro tenue con effervescenza molto fine e durevole. Il naso, fresco e di gran purezza, rivela note di panificazione e di fiori bianchi, di pesca e pompelmo, con un leggero sbuffo citrino. La mineralità é ben marcata con note salmastre, molto percettibili, a completamento.

Al palato c’è eleganza ed equilibrio in quantità e ritrovo lo stile delicato dell’olfatto, con giusta coerenza. Gli aromi sono precisi e puliti. Gli agrumi si mescolano con la pesca bianca e la mela cotogna. Ben rappresentata la nota minerale, con un evidente carattere salmastro. Finale di bella freschezza e profondità, leggermente acidulo, con buon allungo.

Ideale per l’aperitivo, si sposa bene con frutti di mare e coquillages. Io l’ho abbinato, con sommo piacere, ehm…posando le Ortofon Gold Concorde dei miei Technics SL 1200 sul doppio Lp di Marvin Gaye live at London Palladium (1976).

Esiste un abisso tra la versione classic e questa extra brut, pur avendo un diverso target. Un ottimo champagne, nulla da dire. Tuttavia, se spostiamo il discorso sul prezzo – oggi non meno di quaranta euri – si potrebbero sviluppare altre riflessioni. Ma questo è (anche) il prezzo del blasone. Noblesse oblige, baby.


giovedì 23 maggio 2013

Aoc Morgon 2010 Jean Foillard





"P’tit Jean" é uno della banda dei quattro. La banda é quella del compianto Marcel Lapierre, capostipite della rivoluzione per il rilancio del vitigno Gamay. Dici Gamay e il pensiero viaggia veloce ai Beaujolais, i vini novelli, talvolta – non immeritatamente - così tanto biasimati e vilipesi.
E’ curiosa la storia di Jean, bevitore di whisky & cola, che un bel giorno si trovò, obtorto collo, a condurre i vigneti di famiglia. Dopo un paio di vinificazioni con uso massiccio della chimica, venne fulminato sulla via di Damasco da Jules Chauvet, uno dei padri fondatori della moderna biodinamica. Fu quello il punto di non ritorno, la svolta. Da quel momento ebbe inizio lo studio, lo sviluppo e l’uso di tecniche biologiche e biodinamiche sia in vigna che in cantina. Per conseguenza, scordiamoci i Beaujolais come li abbiamo conosciuti fino a ieri.

Nel bicchiere un bel rosso rubino scuro, fitto, quasi nero. All’olfazione é davvero fresco, floreale e fruttato; c’è profumo di frutti rossi, in particolare spiccano una bella ciliegia matura e il lampone, con dei marcati cenni di spezie.

L’attacco é facile e dolce, nondimeno espressivo, e mi accompagnano la freschezza e la croccantezza del frutto già avvertite all’approccio olfattivo. La bocca, immediata e coerente, porta in dote grazia ed elegante levità. Tannini leggeri e bella acidità invogliano un sorso già piacevole di suo e dotato di buona persistenza. Bicchiere ad alta digeribilità, per usare un vocabolo molto à la page di questi tempi. Non somiglia ad un Beaujolais, in alcun modo.




sabato 18 maggio 2013

Vdt Bianco Testalonga 2010 Antonio Perrino







Avete prestato attenzione alle prime tre lettere del titolo? Vino da tavola – vdt – e non Doc. Proprio così hanno deciso coloro i quali verificano che i vini corrispondano, in tutto e per tutto, a quanto vergato nel disciplinare. A partire dal colore. Infatti giusto la cromia sarebbe la responsabile del “declassamento” da Doc a Vdt. Troppo carico, ipse dixit. Non corrisponde(rebbe).

Il primo effetto di cotanta bocciatura é quello di non poter precisare in etichetta il millesimo. Orbene, se questo fosse un blog dove la vis polemica é struttura portante sarebbe giocoforza scatenare le ire, le ironie, i sarcasmi fin da subito. E il post prenderebbe una piega non voluta e completamente differente. Ergo, facendo ricorso ad una tipica espressione oxfordiana, preferisco evitare di "farla fuori del vasino". Nondimeno, lo scopo di questo spazio é di tutt’altra natura – provo a raccontare di vino e di cibo, a modo mio - e la polemica – sterile o costruttiva, appropriata o inopportuna - sta agli antipodi della mission. Ad ogni buon conto, mi piace pensare che Nino davanti a questi verdetti tiri dritto per la sua strada e magari sotto sotto gli scappi un elegante je m’en fous. Può bastare - passo e chiudo - parliamo di vino.

Questo di Nino sarebbe – é, a tutti gli effetti – Vermentino in purezza. Gli é che il Nostro lascia macerare le bucce per qualche giorno - ecco svelato l’arcano dell’aspetto. Questa é l’annata duemiladieci ed il liquido ha il colore dell’oro, splendente. Al naso é il trionfo del mare. Lo iodio che respiri al mattino presto quando passeggi sulla battigia e avverti le onde che te lo conducono fin nei polmoni, la resina che ti alita la sera allorché attraversi le pinete marine. E poi il balsamico, il minerale, il sale.

Tutto ciò si è riproposto, tale e quale, al palato. Un aroma via l’altro, amplificato. Ritrovo il balsamico, poi la salsedine mista a resina, poi una rilevante acidità, poi il finale lungo e salato, poi l’impeto delle onde sugli scogli. Poi, poi, poi… la bottiglia é terminata in virtù di una beva sfrenata e libertina. Presumo l’avessi fatta durare maggiormente mi avrebbe riservato altre meraviglie, ancora. Un vino gastronomico, non per tutti e non solamente per l’esiguità della produzione – duemila bottiglie, non così scontato trovarle.

C’é Nino in questa bottiglia. Lui con tutta la sua autenticità e la sua lealtà, la sua umiltà e la sua passione: queste sì virtù Doc, anzi Docg. Andate a conoscerlo, entrerete in un altro mondo, il mondo di Nino Perrino.



lunedì 13 maggio 2013

Slow Fish @ Genova - Istantanee




Dal 9 al 12 maggio si è svolta al Porto Antico di Genova, la sesta fiera internazionale del pesce. Alcuni scatti, in ordine sparso.






Acciughe marinate di Anzio



Olive ascolane

Due piatti dello chef Carmine di Bianco:


Linguine di Gragnano con alici fresche, pomodorino del Piennolo, capperi di Salina, grattata di marzolina



Prima Perla





Totanetti con patate e pomodori del Piennolo




Seconda Perla








Storione bresciano


Street food:


Acciughe fritte




Crognolini (o acquadelle o latterini)



Terza Perla







venerdì 10 maggio 2013

Doc Carema Riserva 2007 Cantina Produttori Nebbiolo Carema





Ci troviamo giusto sulla linea di confine tra Piemonte e Valle d'Aosta, e questo é il nebbiolo che viene dal freddo; senza dubbio molto meno conosciuto e apprezzato - ingiustamente – del suo fratello di Langa. Qui l’allevamento del vitigno avviene su terrazzamenti – “tabbie” – dove albergano pergolati di legno retti da pilastri in pietra e calce di forma tronco-conica. Da queste parti parlare di agricoltura eroica non costituisce abuso dell’aggettivo.
La Cantina Produttori fu fondata nel 1960 da una decina di agricoltori e negli anni é diventata riferimento autorevole, imprescindibile, per questa piccola denominazione il cui riconoscimento risale al 1967.

La versione riserva – etichetta bianca - sosta circa trenta mesi in botte grande, cui segue un affinamento di un anno in vetro prima di salire sullo scaffale.
Il manto é rubino tenue, con riflessi granati. Il naso é subito marcato da forte speziatura – cannella e noce moscata - per poi lasciare posto a sentori di fiori secchi e di rosa, di fruttini di bosco, una virgola di menta, un accenno di cacao.

Entra in bocca delicatamente – una carezza – ed emerge un sorso agile ma strutturato. Bella e sincera la rispondenza con il profilo olfattivo. Il palato, equilibrato ed armonico, presenta un fondo speziato dal quale si staccano note balsamiche e mentolate. Nel finale si distingue la roccia e la radice di liquirizia. Acidità di gran vigore con tannini dinamici e vibranti che ampliano il piacere di un sorso dotato di buon allungo e di trascinante bevibilità. Risulta leggermente carente sotto l'aspetto strutturale.

Un nebbiolo diverso da quelli langhetti – più freddo e roccioso – coi quali, tuttavia, se la gioca alla pari, senza timori reverenziali e, pur nella sua diversità, non di rado gliele suona.




domenica 5 maggio 2013

Aoc Champagne Premier Cru Extra Brut s.a. Pascal Mazet




Ci troviamo a Chigny-les-Roses nel cuore della Montagna di Reims. Qui il baffone Pascal, proprietaire récoltant, cura, insieme alla moglie, con grande passione le sue vigne che sono in attesa di certificazione biologica. Tutti i suoi Champagnes sono ottenuti usando solamente il succo derivante dalla prima spremitura, in gergo propriamente definita cuvée.
In questo assemblaggio ritroviamo i tre vitigni classici rappresentati, grosso modo, in queste proporzioni: 45 parti di Pinot Meunier, 25 Pinot Noir e Chardonnay a completare.

Verso nel calice questo liquido color oro splendente con effervescenza abbastanza fine e continua. All’approccio olfattivo emergono subito sensazioni di agrumi e spezie, cui si uniscono mela, camomilla e mandorla. Il naso si arricchisce ancora di zenzero, miele e cenni tabaccosi, con la mineralità che si impone a tutto campo e completa questa graziosa tela.

L’attacco in bocca rilancia, lealmente, i sentori incontrati in ambito olfattivo. Ritornano gli agrumi, limone nello specifico, la mandorla, con spezie e delicate tostature sullo sfondo. Il tutto racchiuso da una vena sapido-minerale davvero decisa e terroirista. Acidità generosa, ma non aggressiva, che imprime slancio ad un sorso che si rivela lungo e persistente su cenni, ancora, agrumati e di tabacco. Una bevuta secca, dritta e lineare che mi lascia soddisfatto.
Sedici, sottolineo sedici, euri franco cantina. What else?