venerdì 26 dicembre 2014

Tosse grassa? Un metodo classico, scontato




Nel periodo natalizio rinuncio, volentieri, a scrivere, per concentrarmi nella lettura, assai più stimolante.
Nel particolare, rivolgo la mia attenzione - divertendomi, sbellicandomi dalle risate, fino a capottarmi dalla poltrona – al web e specificatamente a quei blog et similia che, dato il periodo, cavalcano sempre i soliti triti, e ormai desueti, argomenti, sempre a caccia dello scandalo, dello sguup, fustigatori impazienti di ergersi a Catone per comminare scomuniche, supportati dalla claque che si accoda in modo pecoreccio.

Almeno l’ammonimento avvenisse castigat ridendo mores. No! Pistolotti interminabili, ampollose cervellotiche masturbazioni per dire e fare cosa? Nulla, se non pestare fumo.
Quali sono gli argomenti di questo Natale 2014? Sempre i medesimi - puntuali quanto una poltrona per due, Randy & Morty compresi - diventati ormai, a tutti gli effetti, dei classiconi: …e lo Champagne e lo spumante italiano e il Prosecco e il Franciacorta e il Trento e chi sarà il migliore e la grande distribuzione organizzata e i prezzi sottocosto e le aziende produttrici lo sapranno e le politiche commerciali e mille altre seghe.

Tutti gli anni è la stessa, perdonate l’eleganza oxfordiana, rottura di cazzo.
Quest’anno il focus è puntato sulle offerte sottocosto. E quasi tutti a sostenere le solite tesi dello sputtanamento e svilimento del prodotto, della denominazione, di cosa (non) fanno, cosa dovrebbero fare, dove sono, i Consorzi, etc.
Cosa ci vogliamo fare, noi italiani siamo fatti così, siamo Tafazzi anche nel vino.
Non va mai bene, a prescindere. Chi, davanti a due strade, ne sceglie una, sbaglia; chi sceglie l’altra, convinto di azzeccarla, sbaglia pure lui.
Sì, ma  essendo che tertium non datur, come la risolviamo?


Ora, premesso che tutte le opinioni vadano rispettate, sempre e comunque, voglio vedere la questione da un altro punto di vista, attraverso una serie di interrogativi/ragionamenti.

Ogni azienda produttrice, piuttosto che ogni gruppo facente parte della gdo, sarà libero di attuare le proprie scelte commerciali?
Stiamo parlando di alcuni metodo classico scontati del 30-40%. Embè dove sarebbe lo scandalo? E se quello fosse il prezzo corretto, dato il contenuto? Per una volta che a guadagnarci siamo noi fruitori. Tocca al consumatore farsi carico dell’immagine del produttore? Chissenefrega se l’azienda produttrice è o no a conoscenza di questi prezzi? Ma sì dai, facciamo finta che nessuno sappia niente, continuiamo a foderarci gli occhi con fette di mortadella, così è più facile fare gli ingenui, i duri e puri, i censori, gli splendidi, solo per poter sputare sentenze.

Anche dalle mie parti sono almeno 7/8 anni che trovo, nel periodo natalizio, la bottiglia del solito produttore trentino – ne tira quasi tre milioni - fortemente scontata - è così anche quest’anno a 8,50 euri - e allora? Se mi piace/conviene la compro, altrimenti tiro dritto, perchè se un prodotto non piace non lo vorrei nemmeno come regalo.

Forse ci stiamo, si stanno, dimenticando che gli eno-appassionati costituiscono il 2%, e il vino più venduto nel nostro paese è quello nel brick? E’ chiaro?


E tanto per chiudere il cerchio non è mancato il riferimento alle politiche commerciali dei nostri cugini champagnisti. Ah loro si che sono impeccabili, loro si che hanno altra classe. E giù a tessere lodi e sprecare peana.
Badate amici miei, io frequento, spesso e volentieri, essendo a un paio d’ore di auto, la Francia, i francesi, la loro gdo, etc. e vi assicuro che tutto il mondo è paese. 
Fioccano, tutto l’anno, offerte sugli Champagne.
I prezzi e gli sconti? Come i nostri. Se ne trovano a partire da 10-12 euri.
Due anni fa a Marsiglia in un iper trovai, addirittura, in copiosa quantità un certo Fleury 1999 a 20 euri! Sì avete letto bene, con la gente che si affannava a riempire il carrello di cartoni, quorum ego.

Forse gli interrogativi che bisogna porsi sono altri, del tipo quanto minkia costa realmente il vino e quale dovrebbe essere il suo prezzo. Ma soprattutto, cosa e quanto c’è dentro una bottiglia? Ma questi sono argomenti tabù. Meglio, molto meglio scorreggiare del nulla, spostare e confondere sempre i piani, evitando il nucleo del problema.

Il 28 febbraio di quest’anno, scrissi un post - tanto per autocitarmi e per ricordarmi che sul web le parole durano meno di un respiro - in cui domandavo come fosse possibile acquistare vini - Barolo, Barbaresco, Brunello, Prosecco, Franciacorta, Moscato etc. - a pochissimi euri.
Lo scandalo è trovare offertone a balle rotte a Natale, oppure, sempre e tutto l’anno, vino in brick a 1 euro, Trento a 4, Prosecco appena sopra i 2, Franciacorta a 7, Moscato a 2, Cava a 3, giusto per restare in tema effervescente?

E  continuano a chiamarlo vino. Simpatici & #tuttisoci.


(Immagini tratte dal web)


4 commenti:

  1. Cinquantesimo dei novantotto muovo gli occhi tra gli scaffali come se fossi al Foro Italico, vedo che sei uscito incolume dalle feste...;-)

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  2. non leggo riferimenti agli champagne del lidl ... li hai provati?

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    1. Certo che li ho provati. A volte sono masochista. Meglio parlare d'altro, lasciamo perdere.
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