martedì 9 dicembre 2014

Aoc Champagne Cuvée Tradition Brut s.a. Gaston Chiquet




Raccomando, fortemente, di imparare questo nome, a coloro che ancora non conoscono questa Maison di rm, la cui storia inizia nel 1746 e ora sono alla ottava generazione, con vigneti situati nei villaggi di Dizy, Aÿ, Mareuil sur Ay e Hautvillers.

Quelli che passano da queste parti, sanno che inizio, comme d’habitude, dai prodotti basici, di ingresso, e perché no, da quelli dal prezzo accessibile a tutti, senza inseguire, a ogni costo, le cuvée top di gamma, al cui riguardo si possono raccontare sia peana, sia lamentazioni, tra mille distinguo.

Questo è il classico Champagne da (quasi) tutti i giorni, un blanc d’assemblage, le cui proporzioni variano, di poco – due punti più, due punti meno - di anno in anno; a spanne ci sono un 45 di Pinot Meunier, un 35 di Chardonnay e un 20 di Pinot Nero.
Questo flacone poi, gustato al ristorante, è risultato davvero particolare, giacchè è inusuale trovare un bsa che abbia ben quattro anni di sboccatura (ottobre 2010). Inusuale perché o a casa tua te lo dimentichi – io lo dovrei murare – o al ristò non hanno saputo/potuto proporlo. Buon per me.





Ormai ha assunto color oro, denso, con effervescenza decisamente fine, da millesimato, senza che il naso, tuttavia, presenti tratti ossidativi. Si parte bene, con freschezza a nastro. Tanti bei fruttini rossi e note di torrefazione, che fanno a ping pong – delicatamente, senza schiacciate - con un tot di agrumi (cedro maturo), albicocca e una puntuale orma minerale.

Al palato mantiene inalterate sia la freschezza, sia la suadenza della bollicina. Bocca trés gourmande e molto espressiva, che si sviluppa partendo dal registro fruttato, pulito e preciso, per continuare la partita con gli interpreti del ricamo olfattivo.
Sorso cremoso, lungo, esteso e soprattutto equilibrato, di persistenza non comune per gli Champagne di questa categoria. Mandorla, caffè e fiammate di gesso salino costituiscono il sigillo finale di un flacone durato poco, giusto il tempo di accompagnare un vitello tonnato vecchia maniera.

Qualora ci fosse ancora chi sostiene che i non vintage non reggono lunghi dégorgement, si accomodi.

Questo sconfinato pistolotto, per ribadire che la Maison è di assoluto riferimento, circa la qualità dei prodotti, a prescindere dalla sboccatura, che, nel caso specifico, certifica e avvalora il concetto, a fortiori. Poi, siamo d’accordo che Champagne di questa foggia, sono concepiti per fare i “centometristi” e si distinguono, innanzitutto, ma non solo, per la freschezza e il nostro se l’aveva mantenuta significa …che ce l’aveva ab ovo.

Circa gli altri ottimi prodotti della Casa, ci ritornerò, con calma, calice nella sinistra, tastiera à côté.

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