mercoledì 1 aprile 2015

Fritto misto di bollicine




La scorsa settimana, all'interno del Vinitaly, si è tenuta una insolita, quanto serissima, sfida - The Judgment of Verona – tra “metodo classico dal mondo”. 
Un duello avvincente e mai successo prima: Franciacorta vs Champagne.
Smashin'. O monata?

La degustazione, rigorosamente blind, atteneva 11 flaconi – sei Fc, cinque Cmp – e il panel di giurati – ventidue - era stellare per davvero.
Per capirci, gente che beve cuvée top di gamma - beati loro - con la stessa frequenza io acqua gassata. Ergo, personaggi, della cui competenza non è assolutamente concesso dubitare, e che ti sanno riconoscere, alla cieca, la provenienza dei mc, nonché l’azienda, millesimo piuttosto che bsa, composizione dell’assemblaggio, malolattica sì/no, parcella, caratteristiche dei suoli e quant’altro.

Mi sono sorpreso, strabuzzando gli occhi, nel leggere la classifica finale.
Mi aspettavo vincessero gli italiani, a mani basse, stracciando i francesi.
Viceversa, anche se solo per un’incollatura - c’è mancato un niente che i cugini fossero scalzati dal gradino più alto – la Franciacorta non ce l’ha fatta.
Perché?
Forse perché chi ha preparato questa selezione, ha fatto un gran mischione – una sorta di brodo primordiale – tra più millesimi (2003/4/5/6), vitigni, non vintage, brut, non dosé, extra brut, etc.

Per onestà intellettuale va rimarcato, tuttavia, come il Fc secondo classificato, abbia messo in riga calibri quali: Grande Année, Dompé e Cristal. Non proprio flaconi entry-level.

Meglio chiuderla qui e glissare su questa notiziona, altrimenti se i cugini e il Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne (l’organizzazione che rappresenta e tutela i vigneron e le Maison di Champagne) lo scoprissero, mi sa che si trasferirebbero, in massa e in pianta stabile, da noi, per produrre mc.

Nel continuare a misurarcelo e vantare, senza tregua, la nostra minkia tanta, altro non facciamo che riconoscere, e ammettere, il nostro perenne complesso di inferiorità.
Tanto il gap non verrà mai colmato.

Adesso mi apro un metodo Martinotti – non Charmat, perché sono nazionalista, non enosnob, bensì realista – e pick up su un vecchio, ma stupendo e sempre pumpin', 33 giri, dei Black Merda: The Psych Funk of Black Merda.
Prosit!


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