venerdì 12 maggio 2017

Aubry Champagne Premier Cru Brut Magnum s.a.




Conosco bene i prodotti di questa maison de récoltant, nonché i loro proprietari – Pierre, enologo e Philippe, biologo – con i quali ho condiviso piacevolmente, alcuni anni fa, un intero pomeriggio, in vigna prima, per comprendere la loro filosofia, e nel salotto di casa poi, a degustare, ma soprattutto gustare e apprezzare i loro splendidi champagne.

Ci troviamo a Jouy-Lès-Reims, piccolo villaggio della Montagne de Reims e, proprio in questi luoghi, i fratelli Aubry curano circa quindici ettari di proprietà, per una sessantina di parcelle, con la mission di recuperare antichi vitigni in via di estinzione, quali l’Enfumé, il Fromenteau, l’Arbanne e il Petit Meslier.

Oggi racconto il loro prodotto "basico", in formato magnum, che di base, per la verità, ha solo il nome, giacchè il concetto di qualità è uno dei punti inamovibili della famiglia Aubry, viticoltori fin dal 1790.
Si tratta di una cuvée d’assemblage, dei tre vitigni classici della Champagne – 60 parti di Pinot Meunier e 40 parti, equamente divise, tra Chardonnay e Pinot Noir - dai villaggi Premier Cru di Jouy-lès-Reims, Villedommage, Pargny e Coulommes-la-Montagne.
Solamente il cuore della prima spremitura - coeur de cuvée – che annovera, di solito, tre vendemmie – nel mio caso 2008, 2009 e 2010, - con l’apporto del 30% di vini di riserva, per una sosta sur lattes di circa due anni e un basso dosaggio finale di 6 gr./lt.


Dopo oltre tre anni dal dégorgement (febbraio 2014), il calice è dorato e luminoso, con spuma esuberante e sottile perlage.
L’olfatto, di bella freschezza, si distingue per intensi aromi di baguette appena sfornata e biscotto, una decisa connotazione fruttata – agrume e melone, lampone e pesca bianca – con leggeri cenni floreali e una nitida mandola tostata.

Il palato ribadisce freschezza e preciso allineamento con gli umori olfattivi. Si allarga la frazione fruttata, con l’innesto di albicocca, pera e mela cotogna, mentre si delinea un crescente coté minerale, di stampo vulcanico.
Sorsi cremosi, equilibrati e di incisiva acidità, per un finale persistente, con spiccati richiami minerali e di frutta secca.

In virtù delle sue peculiarità, funzionerà molto bene non solamente all’aperitivo, ma anche a tavola, dove il mariage si rivelerà appropriato con preparazioni a base di pesce e carni bianche.
Last but non least, questo ottimo magnum di Aubry, beneficia di un costo alla portata di tutti e dove, una volta tanto, prezzo e qualità, non si guardano in cagnesco, ma viaggiano volentieri a braccetto.


5 commenti:

  1. Approfitto per questo post, per chiedere una cosa che c'entra relativamente con lo champagne in questione: a suo parere è davvero importante utilizzare un calice giusto (come ad esempio quelli della Riedel per lo champagne), o si può iniziare ad addentrasi nel mondo delle bolle anche con calici più economici?

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  2. Sono buone entrambe. Può iniziare con un calice più economico e, successivamente, potendo, può passare a calici pregiati e, di conseguenza più costosi. Lo strumento, il contenitore, ha sempre la sua importanza, anche nel caso delle bollicine.

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  3. Ok, grazie per la risposta. Se vuole indicarmi un modello di calice di medio livello la ringrazierò ulteriormente. Saluti.

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    1. Tanti sono i marchi, dall'italico Bormioli, a Spiegelau, da Glasso&Co a Zalto, oltre a quello che cita lei.
      Come vede, la scelta è infinita.

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    2. Grazie ancora, e buon Salon de la Revue du Vin de France.

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