Ho trovato questa boccia – o forse é meglio dire che lei ha trovato me! siccome era tanto che la cercavo – in un’ enoteca ligure. Il millesimo in questione costituisce l’ultima annata prodotta giacché é il frutto di un vecchio vigneto del 1972 che venne totalmente reimpiantato nel 2000. Ci troviamo precisamente a Radda in Chianti, dunque puro terroir chiantigiano.
L’assemblaggio é composto da uve sangiovese con una piccola percentuale di canaiolo (10%). Alla vista il vino si presenta con una veste mattonata che lascia intuire indizi che portano in una direzione che non vorrei percorrere.
Il naso é quello tipico dell’ossidazione con il dado da brodo a farla da padrone e giusto un po’ di fiori secchi. La bocca parla di un vino non più vivo, dove il meglio di sé sicuramente se l’é gettato alle spalle. Anche l’acidità é praticamente inesistente, svanita e pure i tannini sono passati a miglior vita.
Peccato. La curiosità era davvero tanta anche in considerazione delle belle note di degustazione – sia di questo che di millesimi più vecchi - fin qui trovate in rete. Le cause potrebbero essere ascritte ad una conservazione non ottimale ovvero una bottiglia semplicemente sfortunata. Sulla qualità dell’azienda – e dei suoi prodotti – assolutamente nulla da eccepire anzi, tutto da raccontare a partire dal sig. Sergio Manetti, passando per Giulio Gambelli, per arrivare fino a Martino.
Darò conto prossimamente di una bevuta spaziale proprio di un altro prodotto di questa azienda.
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