Sul
retro sta scritto solamente “vino rosso”, ma si tratta di Barbera in purezza,
che si avvale di passaggio in inox e chiusura siliconata.
E’
la prima volta che me la trovo in tavola e, confesso che, a poca distanza
dall’apertura, già ero dispiaciuto di averne comprata una sola – in enoteca a
nove euri.
L’occhio
è violaceo, brillante e invitante.
Annuso
e s’impone subito, accoppiata a palpabile freschezza, una chiara e forte
espressione dolce di frutti rossi – ciliegia, prugna e lampone – che si
accorda, molto bene, a una fine connotazione erbacea e acute sfumature
minerali.
In
bocca entra pimpante, sicuro di sé, di avere tutte le carte in regola e le
snocciola, una ad una. Mette in mostra il frutto – prugna dominante sulla
ciliegia – e il tocco erbaceo, cui si accorpano fresca mineralità e un tratteggio
balsamico.
Mi ha convinto con la sua giusta acidità, non quella irritante ed
esacerbata di altre Barbera, che ha retto, di bella, i 14 gradi di impianto
alcolico, senza reggere, tuttavia, la mia sete avida e atavica.
Epilogo
lungo e di buona persistenza, all’insegna della freschezza del frutto, venato di
lucida mineralità.
Sì,
è scattata la vibra.
Ho
scritto di un altro vino di Walter Massa a questo indirizzo:
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