domenica 25 agosto 2013

Rifugio Meira Garneri @ Sampeyre





Provincia Granda, alta Valle Varaita, vallone di Sant’Anna a 1850 metri. Appena giunti a Sampeyre, abbandonate la provinciale e imboccate la stradina a sinistra, percorretela per circa dieci km, direzione Colle di Sampeyre. Volendo, la meta si guadagna pure a piedi, servendosi delle due mulattiere che partono una da Borgata Calchesio – camminata di due ore – l’altra, più breve, da Borgata Sodani, un’ora. E per l'inverno? Seggiovia, ciaspole, motoslitta e gatto delle nevi. Ça suffit?
Il rifugio, all’interno di un bosco e attorniato da prati coltivati a fieno, è una vecchia baita, recentemente ristrutturata, che dispone, oltre al ristorante, anche di sei camere.


 

Qui, da pochi mesi (maggio) è possibile apprezzare la mano capace e talentuosa del ventottenne Juri Chiotti che vanta esperienze etoilées. Stesso discorso per Alessandro, 24 anni, il suo "socio" in sala.





Il menù è fatto di pochi piatti, ma giusti e con ricerca certosina delle materie prime, a partire dalle verdure - tutte di stagione - che provengono dall’orto del papà di Alessandro. Noi, affamati, si sceglie il Lasciate fare a noi. Mai scelta si rivelò più azzeccata.






Si comincia con ottimi antipasti misti, che arruolano: pomodoro gratinato, peperone con bagnet vert, vitello tonnato e tumin del Mel patate e aioli, quest'ultimo il tributo di Juri alla tradizione occitana.



 
Questo vitello tonnato, encomiabile, merita il particolare (meriterebbe anche un altro fotografo).



Ci tiene compagnia e ci delizia questo Pierre Morey, sempre una garanzia e letteralmente sifflé.



I ravioles de Blins compatti ma morbidi.




Agnolotti del plin, si saliva (voce del verbo salivare) al solo vederli.



 
Stinco di agnello roaschino frabosano (razza autoctona) su ratatouille di verdura e polenta.
Scarpetta e Applausi, pliiz.




Panna cotta al fieno con riduzione di bacche di sambuco.

Il dolce, completando un viaggio gustativo di prim'ordine, è un vero e proprio capolavoro, dove la morbida consistenza della panna cotta è intrisa e sublimata dai rimandi delle erbe - su tutte una nitida camomilla di montagna - raccolte da Juri nel prato antistante il rifugio. 

Questa è alta cucina, con spazi per crescere ancora. Qui ho trovato rigore e concretezza, metodo e attenzione, semplicità e tradizione, e tanta, ma tanta passione. Tempi di attesa corretti - sicuri sincronismi tra sala e cucina – si integrano alla perfezione con un servizio professionale ma cordiale, discreto ma amichevole e mai affettato. La carta dei vini – per ovvie ragioni in fieri e con ricarichi onestissimi - annovera già una nutrita schiera di produttori bio, dinamici e rispettosi della terra.

Il prezzo di questa tavola lo avete letto, il pregio dei piatti anche. Alessandro mi ha parlato di sfida. Si può fare cucina di qualità ad un prezzo davvero accessibile? Yes, they can.
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