mercoledì 26 febbraio 2014

Vdt Bianco Testalonga 2006 Antonio Perrino





E’ tanto che non scrivo dei vini di Perrino, ancorché questi - Rossese e Vermentino - frequentino, con costanza e assiduità, la mia tavola e questo è ciò conta. Oggi è la volta del suo Vermentino, già con qualche giovedì sulla gobba.

Brilla, nel calice, un oro d’antan e ti lusinga, ti tenta.
Al naso è la trasposizione dell’ambiente, del clima, dell’uomo – i cugini lo chiamano terroir. Molta vegetazione – erbe officinali, macchia mediterranea, aghi di pino, resina, bacche di ginepro – intervallata da impetuose ondate marine che, una volta ritiratesi, lasciano le narici libere di respirare iodio e di valersi della sapidità della roccia bagnata.

L’assaggio è fresco e salato. Il sorso, rispetto al ritratto olfattivo, perde, e di molto, la fisionomia vegetale, per concentrarsi su quella marina, fatta di salsedine, di alga, di iodio. Svetta per acidità, non scalfita, minimamente, da tanti anni di vetro, i quali gli hanno giovato, conferendogli struttura, senza tuttavia incrinare la disinvoltura di beva.
Bocca ampia e di solida persistenza, tutta fondata su minerali e salmastri fondali marini.

Sgrassante e appagante con spaghetti Felicetti, acciughe e pomodori datterini.




Ho raccontato di un Rossese di Dolceacqua di Perrino qui:



2 commenti:

  1. Non devo più nemmeno chiedere, l'abbinamento in punta di forchetta arriva prima del Lucano...
    Monograno Felicetti, grande pasta.
    Buona notte
    M 50&50

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    Risposte
    1. Beh, quando mi ricordo, anche se talvolta si scivola e si va lunghi per mancanza di...grip, ossia di solidi.
      Ciao buona giornata
      ID

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