giovedì 25 febbraio 2016

Bressan Schioppettino 2006




E’ passato del tempo, da che scrissi di un vino di Fulvio, il “carrarmato” – così mi piace chiamarlo - del nord-est.
Da qualcuno considerato personaggio controverso (eufemismo) - per me semplicemente una Persona Vera - e da troppi ipocriti, usato come pretesto per enfatizzare il nulla e per dargli all’untore, anziché parlare dei suoi vini, delle vere gemme enologiche.
Ma che ci vuoi fare, alcuni non sapendo che minkia dire, riescono solo a buttarla, farisaicamente, in caciara.

Tanto per cominciare, uno che imbottiglia i propri vini quando li ritiene pronti da bere, e non quando glielo chiede il mercato. Il non ricorrere a sostanze chimiche e lieviti industriali, il non aggiungere anidride solforosa ai mosti e privilegiare fermentazioni spontanee, va da sé, richiedano tempi completamente diversi e soprattutto lunghi, assai lunghi. Infatti, ora in commercio trovi il 2008, mentre questo lo comprai da lui, due anni fa.

Il vitigno è la Ribolla Nera, una varietà antichissima, chiamata Schioppettino in Friuli.
Un rubino vivo e profondo appaga l’occhio, mentre il fresco ricamo olfattivo – proprio di ricamo si tratta – parte, lancia in resta, tutto pepe bianco, resistendo, piacevolmente, e a lungo, nelle narici, prima di consentire il racconto di altri profumi. Passata la forte folata speziata, è il turno della frutta rossa - ribes, mirtillo e lampone – seguita, a ruota, da foglie secche, umori di macchia mediterranea e di sottobosco, con sentori finali di liquirizia.
E’ un naso vitale, cangiante e in continuo movimento.

La bocca, verticale e complessa, non sconfessa di una virgola lo spartito olfattivo, semmai, ne risulta maggiormente arricchita e amplificata. Formidabile è la cornice speziata, all’interno della quale si muovono, armonicamente, ricchezze di aromi, dai fruttini rossi, a toni vegetali, dall’humus, a fresca mineralità.
Il sorso, bilanciato e sapidamente vellutato, di giusta acidità e media persistenza, mi consegna, sul finire, un palato dove svettano ricordi di tabacco, cacao e china.

Ogniqualvolta apro un flacone di Fulvio, per me è sempre un’emozione, con tanti saluti a chi spende il proprio tempo solamente per scatenare ipocrite crociate.


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