venerdì 1 aprile 2016

G.D.Vajra Barolo Bricco delle Viole 2004




E’ la prima volta che un vino – e che vino! – di questa azienda, passa da queste modeste pagine. Solitamente, non è mio costume raccontare subito il prodotto haut de gamme, i cui tanti motivi ho già illustrato in più occasioni.
Nella fattispecie le ragioni si moltiplicano. In primis, perché tutti i vini di Aldo e Milena Vajra, a partire dal loro Dolcetto, passando per la Barbera, toccando la Freisa e il Riesling, arrivando al Nebbiolo e al Pinot Nero, bevendo i Barolo e chiudendo con il metodo classico e il Moscato, esprimono il carattere, sincero, sobrio, ma allo stesso tempo elegante, di questa famiglia, che ammetto di conoscere poco – molto di più i loro vini – non sono mai stato da loro – peccato capitale, in attesa di remissione – e avendoli incontrati solo per degustazioni, in giro per l’Italia.
Ciò nonostante, con queste persone, è sufficiente scambiare poche battute, per intuire, già dal loro tono di voce, cosa ti riserverà il calice. Dolcetto o Barolo, fatte le debite proporzioni, poco importa: per loro abnegazione e passione sono massime e il risultato, anche per chi beve, di alta, quando non eccelsa, qualità.

Solo vecchie vigne, lunghe fermentazioni e botte grande, per un vino, la cui visione – uno splendido rubino luminoso - innesca immediatamente la salivazione, in attesa di abbinarlo a bocconcini di cinghiale in umido.

Il bouquet, ricco e raffinato, intreccia armoniosamente la rosa, la viola – nome omen – e i toni fruttati – lampone e fragolina, mora e ciliegia – a tocchi di cannella, liquirizia e afflati balsamici.

In bocca è maestoso e di classe cristallina, dai sapori integri e precisi e un tannino didascalico. Pienamente conforme con gli umori olfattivi, a partire dalla pregevole intensità aromatica, dalla croccantezza della ciliegia, con l’aggiunta dell’arancia, alle spezie, all’eucalipto e una risoluta trama minerale, per concludere con una struttura gustativa dotata di raro equilibrio acido-tannico, sfociante in una beva golosa e trascinante, ma pur sempre ponderata.
Finale avvincente e di complessa persistenza, su rimandi di cacao, tabacco e menta.

Un Barolo fortemente identitario, giovane, eppure già così completo. Date tali premesse, non così temerario presumere di quanto la bellezza di questi sorsi, si arricchirà, a fortiori, raggiungendo l’età della ragione; la bellezza di questi sorsi che, nonostante l’impegno, evidenziano, ahimè, l’inadeguatezza del sottoscritto, nel raccontarli nel loro senso più compiuto e, soprattutto, nel trasferire nel lettore, lo spessore delle emozioni vissute.


2 commenti:

  1. Tra i migliori q/p di Langa
    Non so neanche quanti ne ho stappati quando pretendevo di fare il cantiniere stellato.
    Nessun cliente si è mai rifiutato di condividere quest'idea di Barolo fiorito.
    Lo assaggiavo prima di sevirlo. Raramente ne avanzava

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  2. Ottimo Barolo anche se i prezzi ora sono saliti parecchio già franco cantina. Tuttavia qualità indiscutibile.

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