A
volte ritornano anzi, mi sa che non se ne sono mai andati. I nostri cari
perbenisti, moralisti, moralizzatori mai ipocriti, sono li, appollaiati sul
ramo, in attesa succeda qualcosa di politicamente scorretto, per montare, abilmente,
la solita polemica, esasperarla e cavalcarla.
Lo scopo è scomunicare i reprobi,
a prescindere.
I
fatti. Martino Manetti, titolare di Montevertine, ha postato, di getto, sulla
sua bacheca personale di fb, una serie di affermazioni, prendendosela con una
chef marocchina, alcuni telecronisti rai, solidarizzando con chi ammazza i
ladri che violano la proprietà privata e chiudendo con una battuta, sottolineo
battuta sul Mein Kampf. Salvo poi, alcune ore dopo, scusarsi, in tono contrito,
per le sue sortite, con un ragionamento articolato.
Come
successe per l’affaire Bressan,
lo scorso agosto, anche stavolta, apriti cielo, gogna mediatica a canna, accuse
di ogni, dalla maleducazione al razzismo, al nazismo, con invito al boicottaggio
dei suoi meravigliosi vini. Come sempre, tutti, o quasi, a dargli all’untore, e
quei pochi che vogliono difenderlo, cercano di non sporcarsi troppo le mani, facendo
ricorso a distinguo, precisazioni, etc.
Sono
trascorsi sei mesi e potrei tranquillamente copincollare il post su Bressan.
Non
sono amico di Martino, né tanto meno lui sa che farsene del mio patrocinio, tuttavia
da un lustro, lo incontro almeno due volte l’anno in giro per degustazioni
e, da buoni conoscenti, ci attardiamo un cinque minuti a scambiarci 4 opinioni
4 (abbiamo conversato giusto dieci giorni fa) e, so per certo, che lui è
un’altra persona.
Ma non è questo il punto.
Osservo
come ci siano persone sempre tanto brave a giudicare gli altri, in base a due
frasi due, in modo tranchant. Beati
loro. Se mi dicono come fanno, regalo loro due bottiglie di Pergole.
Caro
Martino, se avessi scritto “…marocchina dei miei stivali”, stanne certo che non
ti avrebbero accusato di razzismo. Inoltre, evidentemente, a costoro non è mai
successo di trovarsi, ripetutamente, ladri in casa, altrimenti chissà. Forse
vorrebbero essere loro, questi illuminati, a fare certe affermazioni, anziché
restare chiusi nella gabbia, che loro stessi si sono costruiti, del
politicamente corretto. E anche se le pensano, non le dicono, non le possono più
dire.
Diventerebbero, di colpo, Veri e non più credibili agli occhi dei loro
adulatori.
Alcuni
pensieri di Martino, non sono chiacchiere che si sentono nei peggiori bar di Caracas,
come sostiene qualcuno; viceversa sono idee che albergano, ad esempio, nelle conversazioni
degli astanti, saggi, di un qualsiasi mercato rionale.
Detto
fuori dai denti, molti ne hanno, quorum
ego, le tasche piene di queste marmaglie che fanno i padroni a casa nostra,
in barba a tutte le leggi, che comunque garantiscono loro impunità e consentono
loro di seguitare, bellamente, a delinquere.
Circa
il riferimento al libro che gli ha fatto guadagnare l’accusa di nazista,
vorrei solamente ricordare a questi maître
a penser che un certo Priebke, dopo quel crimine di cui si è macchiato, riposa
a casa nostra, in luogo segreto e sconosciuto,
perché qualcuno non ha avuto le palle d’acciaio per agire diversamente.
Con
buona pace dei parenti delle vittime. Chi ha permesso questo ultimo scempio
cos’è? Un filantropo?
Altra circostanza. Vi
ricordate alcuni anni fa di un nostro conterraneo, mi pare del nord est, che
conduceva, di giorno, la crociata contro le lucciole e poi, nottetempo, venne pizzicato, in auto, mentre
si intratteneva con una di loro?
Noi italiani siamo fatti così: forma e contenuto, moralisti a un
tanto al kilo.
Mi sarebbe piaciuto leggere almeno un commento, uno solo, che ricordasse a questi Catone che, sempre più spesso, siamo in balia
di troppa gente che fa quel che gli pare e se ne infischia di tutto. Da troppo
si subisce e, se comincia qualcuno, che ha un certo peso specifico, a dire queste cose che sono ovvietà, magari
anche il popolino prende coraggio. Invece qui siamo rimasti ai tempi della
clava (non bastone, clava) e radici (non carote, radici).
Bestia
se avessi letto qualcosa di simile, ma neanche mezzo commento.
Con
Bressan, un guida vinosa aveva cassato i suoi vini, ergo, non mi stupirei se anche
con i vini di Martino succedesse la stessa cosa.
A
questi censori – sputasentenze più
finti dei soldi del Monopoli - pronti a insegnare tutto a tutti, non ultimi,
l’educazione e il rispetto, rispondo prendendo a prestito alcune parole del
grande Alberto Malesani, rilasciate in quella famosa conferenza stampa, ai tempi
in cui allenava il Panathinaikos:
“…qui
bisogna dire bugie e fare i ruffiani e io non lo sono, cazzo…fatela finita, cazzo, ma dai su, figa.”
Io
voglio bene a Martino e ai suoi vini e, qualora qualcuno, offeso dal suo pensiero - diffuso ben piu di quanto si creda - e non pago delle scuse, volesse liberarsi delle bottiglie di
Montevertine che gli avanzano, mi mandi una mail, sarò ben contento di
togliergli l'impiccio.
Fate largo, o farisei e talebani del politicamente corretto,
chè stasera, nel mio piatto, "Madama la Piemonteisa" e nel mio calice Pergole 2000.
Prosit, Martino.
(foto tratte dal web)
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