Meno
di un ettaro per questo Moscato d’Alessandria, in Sicilia Zibibbo, che Nino Barraco
coltiva con cura e sapienza, nei dintorni di Marsala.
Senz’altro
una sfida, ostica e piena di insidie, di Nino nella declinazione “secca” di
questo vitigno aromatico, usato diffusamente e abitualmente per produrre vini
dolci.
Il
nostro effettua fermentazione spontanea in acciaio con lieviti indigeni,
contatto con le bucce per circa due settimane e non subisce né chiarifiche, né
microfiltrazioni.
Un
dorato denso, con più di un occhiolino all’ aranciato e leggermente opalescente,
annuncia un naso molto eclettico, complesso e ben assortito. Il primo impatto è
una nota dolce – ehm…è moscato – che cede velocemente il passo a fiori gialli,
erbe secche mediterranee, e tantissimi sentori di frutta, quali scorza di
arancia e pompelmo, albicocca disidratata, uva passa, fichi secchi, datteri e
pesche. Ricamano e impreziosiscono questo elegante ventaglio, profondi solchi
balsamici e una ventata di sapidità salmastra, intrecciata a tocchi di noce
moscata.
Come
volete che sia al palato? Uno specchio. La bocca, veramente tesa, asciutta e
mai ruffiana, è timbrata, senza soluzione di continuità, dall’alternarsi del
versante fruttato con quello, centrale e preminente, salmastro e iodato. Un
sorso armonico, in tutto e per tutto, che richiama continuamente la beva, lungo, persistente
e con quella bocca amabilmente asfaltata di sale e di ondate salmastre.
Grande
Nino, un’altra sfida vinta, che ti infonde entusiasmo; per noi un
calice colmo di letizia.
Ho
scritto di un altro vino di Barraco a questo indirizzo:
Con le tue belle descrizioni mi hai ricordato i mulini e le saline intorno a Trapani (e siamo lì) e ho risentito il salmastro e iodato che non percepisco facilmente nei calici.
RispondiEliminaM 50&50
Bene, mi fa piacere. Ti assicuro che in questo caso, dietro al calice c'è una gran bella persona.
RispondiEliminaID