Loira,
Saumur. Qui Thierry Germain coltiva, su terreni argillo-calcarei e generosi di
silicio, circa due ettari di Chenin Blanc.
Nel
calice un brillante giallo paglierino, con lampi verdognoli.
Il
quadro olfattivo dapprima scarno, si apre successivamente, preciso, ma non
troppo incisivo, piuttosto sottovoce. Un po’ di frutta – lime, pompelmo, pesca
– leggermente erbaceo e vegetale – salvia, aghi di pino, menta – e delicatamente
minerale.
Al
palato è sgrassante, ben equilibrato, con una giusta carica di freschezza e
acidità, a tratti un filo di dolcezza. Riprende, ordinatamente, l’impianto
olfattivo, con le sensazioni vegetali avvertibili in misura più accentuata. La
beva è scorrevole, senza essere trascinante. Il sorso, fine e di
piacevole tensione, chiude, per la verità non molto persistente, su note sapide
e minerali.
Vino molto osannato da bloggers, critici
enoqualcosa, vinoveristi, vinnaturisti, addetti ai
lavori etc.
Buono, per carità, ma non mi ha emozionato.
Buono, per carità, ma non mi ha emozionato.
Ho raccontato di un altro
vino della Loira a questo indirizzo:
Sai, ANCHE, perché ti leggo, fai con i liquidi quel che raramente si vede fare con i solidi, forse anche per una legge fisica, ma sul cibo c’è una forma di rispetto a mio parere non dovuta a prescindere, migliorerò in onestà intellettuale con un bel “non mi ha emozionato”
RispondiEliminaGUARDANDO A RITROSO 50&50
Mah forse sarà un modo abusato e non originale di chiosare ma quello è quanto mi ha trasmesso il liquido. Poi avrà inciso il luogo, la compagnia, il mio palato e altri bla bla. Ma con tutti i miei limiti ha inciso quella che tu hai definito onestà intellettuale.
EliminaGrazie e buon fine settimana
ID