sabato 18 maggio 2013

Vdt Bianco Testalonga 2010 Antonio Perrino







Avete prestato attenzione alle prime tre lettere del titolo? Vino da tavola – vdt – e non Doc. Proprio così hanno deciso coloro i quali verificano che i vini corrispondano, in tutto e per tutto, a quanto vergato nel disciplinare. A partire dal colore. Infatti giusto la cromia sarebbe la responsabile del “declassamento” da Doc a Vdt. Troppo carico, ipse dixit. Non corrisponde(rebbe).

Il primo effetto di cotanta bocciatura é quello di non poter precisare in etichetta il millesimo. Orbene, se questo fosse un blog dove la vis polemica é struttura portante sarebbe giocoforza scatenare le ire, le ironie, i sarcasmi fin da subito. E il post prenderebbe una piega non voluta e completamente differente. Ergo, facendo ricorso ad una tipica espressione oxfordiana, preferisco evitare di "farla fuori del vasino". Nondimeno, lo scopo di questo spazio é di tutt’altra natura – provo a raccontare di vino e di cibo, a modo mio - e la polemica – sterile o costruttiva, appropriata o inopportuna - sta agli antipodi della mission. Ad ogni buon conto, mi piace pensare che Nino davanti a questi verdetti tiri dritto per la sua strada e magari sotto sotto gli scappi un elegante je m’en fous. Può bastare - passo e chiudo - parliamo di vino.

Questo di Nino sarebbe – é, a tutti gli effetti – Vermentino in purezza. Gli é che il Nostro lascia macerare le bucce per qualche giorno - ecco svelato l’arcano dell’aspetto. Questa é l’annata duemiladieci ed il liquido ha il colore dell’oro, splendente. Al naso é il trionfo del mare. Lo iodio che respiri al mattino presto quando passeggi sulla battigia e avverti le onde che te lo conducono fin nei polmoni, la resina che ti alita la sera allorché attraversi le pinete marine. E poi il balsamico, il minerale, il sale.

Tutto ciò si è riproposto, tale e quale, al palato. Un aroma via l’altro, amplificato. Ritrovo il balsamico, poi la salsedine mista a resina, poi una rilevante acidità, poi il finale lungo e salato, poi l’impeto delle onde sugli scogli. Poi, poi, poi… la bottiglia é terminata in virtù di una beva sfrenata e libertina. Presumo l’avessi fatta durare maggiormente mi avrebbe riservato altre meraviglie, ancora. Un vino gastronomico, non per tutti e non solamente per l’esiguità della produzione – duemila bottiglie, non così scontato trovarle.

C’é Nino in questa bottiglia. Lui con tutta la sua autenticità e la sua lealtà, la sua umiltà e la sua passione: queste sì virtù Doc, anzi Docg. Andate a conoscerlo, entrerete in un altro mondo, il mondo di Nino Perrino.



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