venerdì 28 febbraio 2014

Consumo di vino e (dis)informazione





Nell’’ultimo numero della rivista dell’Assoenologi - l’Enologo gen-feb 2014 – mi ha colpito l’editoriale a firma di Riccardo Cotarella e Giuseppe Martelli, rispettivamente presidente e direttore generale dell’associazione.

Mi disinteresso dell’offensiva condotta nei confronti del vino cosiddetto naturale – questi ampollosi, improduttivi e retorici bla bla mi hanno scassato la uallera – per focalizzarmi su altre affermazioni che, queste sì, hanno destato la mia attenzione. Ne riprendo giusto due, all'apparenza per nulla strampalate e ampiamente condivisibili:
“…l’overdose di informazione (sul vino ndr) rischia di produrre solo mancanza di confronto e disinformazione…”
“…il consumo (di vino ndr) è in calo in tutti i Paesi produttori…”
Tutto vero.

In prima battuta, vengono chiamati, sul banco degli imputati, i dispositivi elettronici portatili – tablet, smart phone, etc. – come generatori e alimentatori di overdose di informazione; mentre il secondo passaggio, inevitabile e consequenziale, consiste nel porre quelle due asserzioni in strettissima relazione, sostenendo siano collegate tra loro da un rapporto di causalità.

In italiano spicciolo e sintetico – a prova di imbecille – il loro ragionamento: esiste un sovraccarico di informazione tale per cui, viaggiando attraverso la tecnologia mobile (causa), si trasforma in disinformazione, la quale, a sua volta, origina il calo del consumo di vino (effetto).
Va da sé che l’enunciato sia rivolto a chi si serve di questi strumenti infernali, facendo (dis)informazione sulla rete, a cominciare dai wine-bloggers e tutti coloro che scrivono, rispondono, diffondono, riprendono, a vario titolo, argomenti inerenti il vino.




A ben pensarci, i due, non hanno tutti i torti e mi trovano totalmente d’accordo, ma per ragioni diametralmente opposte alle loro. Le illustro, non prima di aver fatto una piccola premessa.
Alcuni mesi fa, in tempi non sospetti, nel mio post 101, tra amenità varie, scrissi, ammettendo la mia sana invidia, di recensioni di vini sulla rete sempre al top di aromi, di sapori e con punteggi mirabolanti.
Orbene, solo per restare in territorio italico, analizziamo, ad esempio, i principali wine-blogs più frequentati. Ditemi, su cento flaconi raccontati, quanti ne avete letti di “sfortunati”, “sottoperformanti”, “muti”, “chiusi” e via discorrendo: la metà (di uno)?, tre quarti (di uno)?

Questi scrittori di vini divini – che io per primo leggo e dai quali imparo quotidianamente - a differenza di quanto succede su questi pixel (che non contano una cippa) e su quelli di molti altri appassionati, che ci compriamo le bottiglie di tasca nostra, costoro dicevo, si vedono recapitare le campionature dalle aziende, aggratis, e ne scrivono. E ne scrivono, solitamente, molto bene - credo alla loro onestà intellettuale - o, nella peggiore delle ipotesi, glissano, alzano la cornetta e dicono al produttore che c’erano dei problemi e di inviare altra campionatura.

Di flaconi che non mi hanno soddisfatto ne ho trovati e, esclusi i “tappati”, ve ne ho dato conto - sempre nel rispetto di chi lavora, ma anche di chi mi legge - e la cornetta l’ho alzata per chiedere, semmai, spiegazioni al produttore. Il resto non mi interessa.
Anche a questo blog – nato ieri, piccolino e un po' naïf - giungono offerte, gratuite, di campionature, cortesemente ma, sempre, risolutamente declinate.
Ognuno compie le proprie scelte. Alcuna insinuazione, solo constatazioni.




La mia opinione - apertis verbis – è che sulla rete, ma, in generale, dappertutto, se ne parli fin troppo bene dei vini…buoni e non se ne parli mai, o quasi mai, di quelli mediocri o scadenti. Le motivazioni sono svariate - non è il caso che ve le spieghi - e  le capite da soli.
Molte volte, mi è successo di leggere ottime recensioni e di procedere, convinto, all’acquisto, salvo poi trovarmi nel calice prodotti abbastanza distanti e difformi da come erano stati raccontati e mi riferisco a più flaconi dello stesso vino, azienda, millesimo, etc.
E’ vero, come sostengo sempre, che ogni flacone è unico, ma non prendiamoci per il kulo.
Forse le troppe e belle impressioni, hanno avuto l’effetto boomerang. Magari sarebbe il caso di prendersela non con coloro che disinformano – sono uno zero virgola - ma con quelli che, molto abilmente, facendo uso di termini assai entusiastici e con troppa enfasi, creano aspettative sovente disattese in vetro.

Viceversa, inviterei questi signori - anche molte altre figure professionali che si occupano di vino, per la verità - a frequentare, ogni tanto, i reparti enoteca presenti nella Grande Distribuzione Organizzata e domandarsi come sia possibile trovare a scaffale – senza voler entrare nelle dinamiche commerciali dei contraenti – Prosecco a 2/3 euri, Barolo a 7/8, Barbaresco a poco più di 5, Cabernet Sauvignon australiani appena sopra i 2, Moscato a 1,99, Franciacorta sotto gli 8, giusto per citarne non pochi.
Mio malgrado, sono prodotti che mi è già successo (e mi ricapiterà), in più occasioni, di dover assaggiare per garbo – a berli non ce l’ho fatta – e, finora, astenendomi dallo scriverne.
Senz’altro dietro questi vini (?) saranno in molti che ci hanno messo le mani. Ne vogliamo parlare? Di enologi, di enotecnici, di commissioni, di D.o.c. e D.o.g.c., di Enti di controllo etc.? Ecco perchè sostengo si scriva troppo di vini buoni e troppo poco di quelli di scarsa qualità, per non dire infima.

Forse noi bloggers dovremmo cominciare a fare servizio pubblico, vale a dire andare in gdo, comprare, di quando in quando, una bottiglia da due euri, o giù di lì, e poi scriverne… non prima di aver avvisato il nostro legale (le ultime sentenze sono illuminanti).
Ma perché essere masochisti anche nel gusto e nel portafoglio?

Nel momento in cui si arriverà a scrivere, in tutta libertà e con continuità, di quei vini a quei prezzi, forse qualcuno inizierà a preoccuparsi non tanto e non solo della (dis)informazione, quanto piuttosto di garantire un minimo sindacale di qualità a tutti quei prodotti.

Chissà, forse, magari, può darsi.





(immagini tratte dalla rete)

4 commenti:

  1. Spirito ;-) libero
    M 50&50

    RispondiElimina
  2. Free Spirit(s), of course.
    Anche Liquid Spirit di Gregory Porter non male.
    ID

    RispondiElimina
  3. Si scoprono cose...
    I clap my hands too
    M 50&50

    RispondiElimina