venerdì 14 marzo 2014

Martino Manetti (Montevertine) come Fulvio Bressan: aridaje




A volte ritornano anzi, mi sa che non se ne sono mai andati. I nostri cari perbenisti, moralisti, moralizzatori mai ipocriti, sono li, appollaiati sul ramo, in attesa succeda qualcosa di politicamente scorretto, per montare, abilmente, la solita polemica, esasperarla e cavalcarla.
Lo scopo è scomunicare i reprobi, a prescindere.

I fatti. Martino Manetti, titolare di Montevertine, ha postato, di getto, sulla sua bacheca personale di fb, una serie di affermazioni, prendendosela con una chef marocchina, alcuni telecronisti rai, solidarizzando con chi ammazza i ladri che violano la proprietà privata e chiudendo con una battuta, sottolineo battuta sul Mein Kampf. Salvo poi, alcune ore dopo, scusarsi, in tono contrito, per le sue sortite, con un ragionamento articolato.

Come successe per l’affaire Bressan, lo scorso agosto, anche stavolta, apriti cielo, gogna mediatica a canna, accuse di ogni, dalla maleducazione al razzismo, al nazismo, con invito al boicottaggio dei suoi meravigliosi vini. Come sempre, tutti, o quasi, a dargli all’untore, e quei pochi che vogliono difenderlo, cercano di non sporcarsi troppo le mani, facendo ricorso a distinguo, precisazioni, etc.

Sono trascorsi sei mesi e potrei tranquillamente copincollare il post su Bressan.




Non sono amico di Martino, né tanto meno lui sa che farsene del mio patrocinio, tuttavia da un lustro, lo incontro almeno due volte l’anno in giro per degustazioni e, da buoni conoscenti, ci attardiamo un cinque minuti a scambiarci 4 opinioni 4 (abbiamo conversato giusto dieci giorni fa) e, so per certo, che lui è un’altra persona.
Ma non è questo il punto.
Osservo come ci siano persone sempre tanto brave a giudicare gli altri, in base a due frasi due, in modo tranchant. Beati loro. Se mi dicono come fanno, regalo loro due bottiglie di Pergole.

Caro Martino, se avessi scritto “…marocchina dei miei stivali”, stanne certo che non ti avrebbero accusato di razzismo. Inoltre, evidentemente, a costoro non è mai successo di trovarsi, ripetutamente, ladri in casa, altrimenti chissà. Forse vorrebbero essere loro, questi illuminati, a fare certe affermazioni, anziché restare chiusi nella gabbia, che loro stessi si sono costruiti, del politicamente corretto. E anche se le pensano, non le dicono, non le possono più dire.
Diventerebbero, di colpo, Veri e non più credibili agli occhi dei loro adulatori.

Alcuni pensieri di Martino, non sono chiacchiere che si sentono nei peggiori bar di Caracas, come sostiene qualcuno; viceversa sono idee che albergano, ad esempio, nelle conversazioni degli astanti, saggi, di un qualsiasi mercato rionale.
Detto fuori dai denti, molti ne hanno, quorum ego, le tasche piene di queste marmaglie che fanno i padroni a casa nostra, in barba a tutte le leggi, che comunque garantiscono loro impunità e consentono loro di seguitare, bellamente, a delinquere.

Circa il riferimento al libro che gli ha fatto guadagnare l’accusa di nazista, vorrei solamente ricordare a questi maître a penser che un certo Priebke, dopo quel crimine di cui si è macchiato, riposa a casa nostra, in luogo segreto e sconosciuto, perché qualcuno non ha avuto le palle d’acciaio per agire diversamente.
Con buona pace dei parenti delle vittime. Chi ha permesso questo ultimo scempio cos’è? Un filantropo?

Altra circostanza. Vi ricordate alcuni anni fa di un nostro conterraneo, mi pare del nord est, che conduceva, di giorno, la crociata contro le lucciole e poi, nottetempo, venne pizzicato, in auto, mentre si intratteneva con una di loro?

Noi italiani siamo fatti così: forma e contenuto, moralisti a un tanto al kilo.




Mi sarebbe piaciuto leggere almeno un commento, uno solo, che ricordasse a questi Catone che, sempre più spesso, siamo in balia di troppa gente che fa quel che gli pare e se ne infischia di tutto. Da troppo si subisce e, se comincia qualcuno, che ha un certo peso specifico, a dire queste cose che sono ovvietà, magari anche il popolino prende coraggio. Invece qui siamo rimasti ai tempi della clava (non bastone, clava) e radici (non carote, radici).
Bestia se avessi letto qualcosa di simile, ma neanche mezzo commento.

Con Bressan, un guida vinosa aveva cassato i suoi vini, ergo, non mi stupirei se anche con i vini di Martino succedesse la stessa cosa.

A questi censori – sputasentenze più finti dei soldi del Monopoli - pronti a insegnare tutto a tutti, non ultimi, l’educazione e il rispetto, rispondo prendendo a prestito alcune parole del grande Alberto Malesani, rilasciate in quella famosa conferenza stampa, ai tempi in cui allenava il Panathinaikos:
“…qui bisogna dire bugie e fare i ruffiani e io non lo sono, cazzo…fatela finita,  cazzo, ma dai su, figa.”

Io voglio bene a Martino e ai suoi vini e, qualora qualcuno, offeso dal suo pensiero - diffuso ben piu di quanto si creda - e non pago delle scuse, volesse liberarsi delle bottiglie di Montevertine che gli avanzano, mi mandi una mail, sarò ben contento di togliergli l'impiccio.

Fate largo, o farisei e talebani del politicamente corretto, chè stasera, nel mio piatto, "Madama la Piemonteisa" e nel mio calice Pergole 2000.
Prosit, Martino.



(foto tratte dal web)



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