martedì 28 luglio 2015

Aoc Savennières Roche aux Moines 1992 Domaine aux Moines




Azzardare questi flaconi, leggermente datati, equivale ad accomodarsi al tavolo verde del casinò e, se ti va di culo, bene, altrimenti addio denari.
La mia signorina, maggiorenne, sostava, bella dritta, gamba lunga, in un’ enoteca francese, e dall’alto dei suoi 2 deca, ammiccava.
In fin dei conti, sempre meno di qualche smanigliata alle slot.

Siamo nella Loira e il vitigno, Chenin, si presta, di solito molto bene, all’invecchiamento. E questa boccia, fortunatamente, ha confermato la nomea.

Il tappo non sembra nuovo, lo è veramente, gli daresti 2/3 ore, non 23 anni.
E’ dorato, luminoso e grasso.
Al naso, la prima impressione è quella di essermi fermato presso una pompa di benzina: solamente petrolio, idrocarburo, se preferisci, e una bella cifra di ridotto.
Ma ho tempo e aspetto (e spero) che si allunghi.

Trascorse alcune ore, arriva la finezza, con i potenti toni idrocarburici che hanno lasciato campo a note affumicate, anche di torba, mescolate a fruits confits - mela cotogna e albicocca – e cenni di fiori secchi. Tocchi di miele e cera d’api testimoniano le primavere del flacone, ma l’inverno è ancora lontano e l’evoluzione, al momento, non fa rima con ossidazione. Ad evolvere continuamente sono, viceversa, gli aromi, che scalano ottave di mineralità gessosa, venate da scorze di arancia e pompelmo e cenni fungini.


In bocca è coup de coeur e mi stona da tanta freschezza. Ci sono materia e spessore, coerenza e tantissima giovinezza. Grazie ad una acidità drastica, incredibile e inaspettata, erbe aromatiche, fiori essiccati e agrumi spiccano il volo.
Sorso integro e tesissimo -  un elegante concentrato di mineralità salina, fiori e frutta -  che termina, lungo e intenso, con ricordi di anice, thé nero e noce.
In due parole: naso più sfaccettato e “avanti”, bocca giovanissima, ma già completa.

Ottima bevuta, non proprio per tutti, in compagnia di una bella compilation di formaggi francesi - ça va sans dire – e di un consumatissimo, perché strasuonato, vinile, Thermonuclear Sweat, dei Defunkt. 
Merci Monique e Tessa Laroche.


2 commenti:

  1. Ci sarebbero tante cose da dire su questo bel post e, probabilmente, assaggi da fare assecondando le tue indicazioni musicali e casearie ma, quando mi si descrive una ventitreenne dotata di stacco di gamba che a tariffa ridotta propone una sosta diciamo "dal benzinaio" sperare che si allunghi è d'obbligo, considerando una bocca giovanissima ma già completa...ciao DJ

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    1. Anche stavolta Il Poeta ha colto nel segno, con la consueta eleganza, senza scadere nel porno. Grazie

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