sabato 23 marzo 2013

Aoc Champagne Royale Réserve Pure Cuvée n° 240 Brut s.a. Philipponnat






Capita che, per millanta motivi, la scelta di alcune bottiglie presenti in cantina venga evitata, rimandata, posticipata, procrastinata cosicchè trascorrono gli anni e lei rimane lì che aspetta la sua ora che pare non arrivare mai. Poi, d’un tratto, scocca l’ora X e hai il privilegio di esserci. Questo è quanto successo poco tempo fa a casa di un caro amico il quale, a fine serata, ha estratto il jolly dalla cantina – e che jolly - forse a sua stessa insaputa. Beato me!

La controetichetta indica che si tratta della vendemmia 2004 con i vini di riserva che contribuiscono nella misura del 17 percento. Il dosaggio è di otto grammi/litro (ahi ahi) con sboccatura avvenuta nel 2007.

Venticinque crus di diverse zone della Champagne e di annate differenti compongono questo assemblaggio dove il Pinot Nero conferisce la quota maggioritaria - intorno al 50 percento -, lo Chardonnay con circa il 35 e il Meunier a chiudere – con percentuali variabili di qualche punto di volta in volta. Va da sé che la puissance della bacca nera del lato meridionale della Montagna di Reims si fa sentire. Tutto questo bel popoderobba passa tre anni sui lieviti prima della sboccatura.

Alla vista un giallo oro carico e brillante, con elegante e sottile effervescenza molto persistente. Al naso c’è ritrosia e diffidenza. Si apre poco a poco, dopo una mezz’oretta, ma con fierezza. In primo piano sentori terziarizzati quali fichi sciroppati, miele, fieno e camomilla. Passa il tempo e la complessità trova piena espressione con olfatto in evoluzione ininterrotta. Tostature di caffè e mandorle, arachidi e champignons completano questo riuscito disegno olfattivo.

In bocca è cremoso, avvolgente ed armonico. Il sorso è pieno, corposo, abbastanza ossidato, tuttavia ancora corroborato da buona freschezza. Profilo olfattivo che si rispecchia, sostanzialmente, nell’assaggio. La parte finale della bottiglia è ricchissima e cangiante sia al naso che in bocca. La spina acida, nonostante i sei – sottolineo sei - anni dal degorgio, assicura ancora ritmo al sorso, che per ovvii motivi è più orizzontale che verticale. Beva sciolta ed equilibrata a dispetto del dosaggio, passato fortunatamente sotto traccia.
Chiude molto lungo, con persistenza notevole, su note sapide, gessose e di caffè con rimandi agrumati.
Una bevuta appagante che non mi sarei aspettato così poliedrica. Peccato averne dimenticata solo una in cantina vero Au?




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