domenica 31 marzo 2013

Doc Nebbiolo d'Alba 2007 Cappellano







Il più antico vitigno autoctono a bacca nera del Piemonte, il Neb(b)iolo, Teobaldo lo pronunciava come lo si chiamava un tempo, senza la doppia “…perché è più dolce”.

Nel calice ritrovo un rosso granato trasparente, diafano. Un’onda balsamica precisa e pulita con refoli speziati, palesa gradualmente aromi intensi di tabacco da pipa in primo piano, seguiti da sottobosco, cuoio e ferro, ciliegia, mora e viola.

Questi limpidi segni olfattivi hanno una più che coerente ripresa gustativa dove l’assaggio, freschissimo, é marcato da forte presenza di tabacco, ed il richiamo degli altri aromi nasali é speculare e sincero. Vivida acidità, profondi tannini e padronanza integra del tenore alcolico – qui si viaggia a quattordicipuntocinque, mica capperi – esaltano l’armonia e l’equilibrio, mai in discussione, del sorso. Un gradevole, e lungo, solco mentolato-speziato salda questa bevuta dalla persistenza duratura e ammirevole.

Mi sfuggono appropriati e calzanti aggettivi che rendano l’idea di bevibilità estrema, cosicché ricorrere all’ormai abusata forma “mostruosa” altro non è che un eufemismo.

Porgo ai miei lettori auguri di buona Pasqua e, se potete, trattatevi bene. Anche a tavola.



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