lunedì 2 febbraio 2015

Signori del vino, chi ben comincia…




Mi sono preso la briga (Alta), in questi giorni, di vedere e rivedere, in streaming, la prima puntata del format “Signori del vino”, trasmessa sabato 31 gennaio alle 23.45 - si parte con i vini del Piemonte, per poi toccare altre 9 regioni - realizzata dal canale 2 della tv di stato, in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

La notizia è stata ripresa, con slancio e partecipazione, da molti blog e siti web che trattano, a vario titolo, l’argomento enologico: “…finalmente si torna a parlare di vino in tv…”, “…un viaggio alla scoperta del meglio dell’Italia del vino…”,“…la storia della viticoltura italiana di nuovo in tv…”, “…a tu per tu con i protagonisti della storia e del presente dell'eccellenza del vino…” etc., titillando alcune corde nostalgiche, con richiami a Gino Veronelli e Mario Soldati.
Tutto molto bello, come diceva spesso, nelle sue telecronache, Bruno Pizzul.

I fatti, giusto un tot (auto)celebrativi e (auto)referenziali.

“Ci troviamo nel cuore delle langhe piemontesi”, questo l'incipit. Che risulti, esistono langhe pugliesi, piuttosto che toscane, piuttosto che liguri???
Si inizia con una piacevole chiacchierata, di cinque minuti, in vigna, con Angelo Gaja, le Roi. Giustissimo e doveroso.
Si arriva a Barolo, per parlare del Barolo, per complessivi 4 minuti e 17 secondi – cronometrati - comprensivi di un minuto con Oreste Brezza e di uno e mezzo con Pietro Ratti, in veste di Presidente del Consorzio Barolo.
Ora, liquidare il re dei vini, il vino dei re, in tal modo, non saprei se definirlo ossequioso, incantato o strabiliante. Non me ne voglia Brezza, di cui bevo i suoi ottimi Barolo e ne racconto su queste pagine, ma qualche altro produttore, magari da affiancare a Oreste, e che abbia fatto la storia di questo vino, era così difficile scovare?


La trasmissione prosegue con due battute due con Carlin Petrini e altri spiccioli di tempo dedicati alle denominazioni Asti, Barbera d’Asti, Cortese, con personaggi che snocciolano numeri - a 3/6 zeri su ettari vitati, bottiglie prodotte, export, etc. – che significano poco e fregano punto.

E magari parlare di lavoro in vigna, tecniche di vinificazione, di botte grande, di barrique? Troppo incolore e dozzinale descrivere come un grappolo diventi vino?
La puntata, nondimeno, due centri li ha fatti: chi non mastica l’argomento avrà certamente compreso quali sono i protagonisti enologici piemontesi, così come quella grandinata di numeri, buttati in ordine sparso, avrà intercettato chi, abitualmente, non è avvezzo a questo mondo, convincendolo a precipitarsi il giorno dopo in qualche enoteca, per fare incetta.

Dopo aver visto la prima puntata, anche io, adesso, faccio parte di coloro che non sono d’accordo circa la collocazione oraria. Per ragioni diametralmente opposte.
Se il taglio continuerà ad essere questo, non vedrei male l’abbinata con le trasmissioni del Consorzio Nettuno – se ancora le passano – verso le 4/5 del mattino.

Un’ altra ghiotta opportunità, tirata alle ortiche e sciupata in malo modo, per comunicare e divulgare, intelligentemente, l’enoverbo in televisione.




2 commenti:

  1. Presumono non tiri, come con i libri, dispensano pillole, suppongono non interessi, dispensano pillole, anzi supposte, sai dove gliele metterei...

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    1. Eh già. Eppure scorri il web e leggi, con qualche distinguo, pareri totalmente contrari, dalla sufficienza in su. Sarò il mio angolo visuale che è sfocato.

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