martedì 3 maggio 2016

Tenuta di Trinoro Le Cupole 2010




Troppo comodo bere vini che piacciono.
Talvolta scelgo, appositamente, vini che stanno agli antipodi delle mie papille, giusto per vedere se risponde al vero che solo i cretini non cambiano mai idea. Nel caso di specie, non ho mai fatto mistero del fatto che non straveda (eufemismo) per il “taglio bordolese”, anzi.

In questo assemblaggio, le cui percentuali variano di anno in anno, troviamo un 45% di Cabernet Franc, un 35% di Merlot, un 15% Cabernet Sauvignon e pochi spiccioli di Petit Verdot. L’invecchiamento dura circa otto mesi in barrique di rovere francese di secondo e terzo passaggio e si completa con 10 mesi in cemento.

Un calice scurissimo, anticipa un naso che coniuga ricchezza e ampiezza di profumi: frutta scura di bosco, un leggero tocco di peperone e pepe nero, alloro e geranio, note di humus e tanta balsamicità.
Falegnameria? Vaniglia? Neanche l’ombra.

Il palato è, in buona sostanza, coerente e anche meglio del naso. Affatto concentrato e marmellatoso, ha freschezza e carattere fin dal primo sorso, con la frutta che si sposa a ventate speziate e precisi tocchi di mentolo ed eucalipto, con suadenze minerali miste a netta sapidità. Mi sorprende l’equilibrio acido-tannico di questa bottiglia, a fortiori, dopo aver letto il tenore alcolico - 15.5° non sono bruscolini - completamente integrato e mai percepito.

A prescindere dai sacri gusti, una bevuta davvero armonica e, soprattutto, la prova provata di come, anche da noi, si possa fare taglio bordolese territoriale, abbinato ad un uso non scriteriato del legno, senza scimmiottare i cugini d’oltralpe.




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