In
provincia di Viterbo, a Vitorchiano, si trova il Monastero di queste suore trappiste.
Tra i loro prodotti, non poteva mancare il vino, coniugato in due tipologie: un
rosso e questo assemblato, a bacca bianca. Circa quindici mila bottiglie,
numerate, tra cui questa, che riporta il numero 13.460.
E’ composta da un 45 di
Trebbiano, un 35 di Malvasia ed il resto Verdicchio, con un certo Giampiero Bea, che segue e cura la
vinificazione.
Al
naso è assai delicato, con profumi velati, tanto velati, di mela e pera,
leggermente vegetale e una vena minerale ondivaga. In due parole, aromi
imprecisi e confusi. In bocca è morbido, purtroppo
coerente con il corredo olfattivo, con poca verticalità e lievemente
amarognolo.
Il sorso scorre discretamente, esortato e pungolato più dalla
ricerca di qualcosa di percettibile che da una beva stimolante, e termina
sveltissimo su note, forse,
balsamiche.
Tanti
dubbi e poca soddisfazione, in questa
bottiglia. Certamente, il mio limite – giammai preclusione, assaggio di tutto – nei
confronti degli assemblati non mi sarà stato di aiuto. Tuttavia, anche se le
aspettative erano altre - riconosco di averci capito poco – lungi da me giudizi
definitivi e assoluti. Il corsivo, giusto sopra, è lì a dimostrare che, come
sempre, era solamente la boccia in mio possesso, che si è rivelata in tal modo.
Va sempre accordata, quantomeno, una seconda chance, per fugare dubbi e si spera, ricredersi. Ed è quello che
farò.
Prendevo, dai Benedettini di Finalpia, una splendida marmellata delle trappiste di Vitorchiano, amarene intere, marmellata con la giusta dose di "asprigno", ultimamente è cambiato qualcosa, darò anch'io un'altra possibilità.
RispondiEliminaM 50&50