martedì 17 settembre 2013

Aoc Champagne Fleur de Champagne Brut s.a. Duval-Leroy






Era da qualche annetto che non bevevo questo champagne e l’ho voluto riprovare, sia perché conservo, tuttora, un bel ricordo, sia per verificare quanto, nel frattempo, fossero cambiati i miei gusti.

I numeri della Duval-Leroy - proprietaria di circa 200 ettari che coprono solamente per un terzo il suo fabbisogno - sono già di elevato spessore, con una produzione che tocca sei milioni di bottiglie.
Per questo champagne, la maison si limita ad indicare i cepages che vi concorrono – Chardonnay e Pinot Nero – ammettendo sì il predominio della bacca bianca, tuttavia, tenendo segrete le percentuali. Parimenti, non viene indicata la data di sboccatura, anche se la dilatazione del tappo mi induce a ritenerla abbastanza recente.

Alla vista è giallo tenue con abbondante spuma e fine effervescenza, mentre il naso, se si esclude una marginale parte di fiori bianchi, ruota molto sui frutti rossi, classici, da Pinot Nero e su aromi di biscotto secco, con un tocco minerale di tutto rispetto.

In bocca è fine ed elegante, rivelandosi subito ampio. C’è coerenza e si ripropone, anche qui, il dominio della bacca nera, con i frutti rossi sugli scudi che mostrano la spalla, inequivocabile, pinotnerotteggiante. Non difetta sia di freschezza che di acidità e col passare del tempo si allarga, ulteriormente, quella splendida vena minerale. Anche il dosaggio risulta ben integrato – e sappiamo quanto i grandi marchi siano generosi con la liqueur. Il sorso scorre veloce, con buona persistenza, per terminare su toni minerali, anice, spezie ed un cenno, piacevole, di amarostico, quell’amertume che i cugini adorano.
L’accoppiata con tonno fresco – cattura mare nostrum - appena scottato, è stata premiante.

Beh, me lo ricordavo, pressappoco, in questi termini o forse non così buono. Ah, la memoria.
Venti eurini, più spedizione, sul web. Ça suffit?


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