venerdì 22 gennaio 2016

R&L Legras Champagne Saint-Vincent 2000




L’eleganza è una qualità oggettiva e inoppugnabile, che si incontra, d’habitude, nello Chardonnay in purezza, a maggiore ragione se proveniente dal villaggio di Chouilly.
Se poi si tratta della Cuvèe de Prestige di questa maison, quella qualità trova completa e persuasiva espressione.

Saint-Vincent, creata in onore del Santo Patrono dei vignerons, (ogni 22 gennaio, giusto oggi), vide luce la prima volta nel 1964 e, ad oggi, sono state solamente 11 le annate ritenute meritevoli di essere millesimate. Questa è l’ultima in commercio.


Sembrerebbe sboccata ieri, vista l’energica freschezza che comunica, viceversa sconta ben 5 anni. Quella stessa freschezza che favorisce la pulizia di profumi che, via via, emergono e stazionano a lungo nelle narici: crosta di pane e biscotto, scorza di agrumi, nocciola e gelsomino, con una dinamica, quanto solida, struttura salmastro-iodata, la quale richiama, te ne fossi dimenticato, la craie inimitabile della Costa dei Bianchi.


Il primo sorso è filo di rasoio, affilatissimo e tagliente, di bollicina impertinente e per nulla accondiscendente. Giusto il tempo della tara – pochi minuti - e la sfacciata effervescenza si trasforma, rinasce infilando l’abito delle grandi occasioni e si presenta come Signora di gran classe.
Tutto il resto viene per conseguenza. L’acidità si mantiene davvero sferzante ed esplosiva, con pregevoli spunti agrumati e speziati, mentre il sorso si arricchisce, cammin facendo, tanto in larghezza, quanto in profondità. Nell’ultima parte di boccia, il carattere minerale-iodato deflagra, lasciando una bocca saldamente sapida e di rocciosità marina, mista a ostriche.
Finale lungo, di persistenza vibrante, tutto scogli marini e nuances di amaretto e tabacco.

Calici di precisione e rigore stilistico da grande maison.
 


Questi 2000, all’uscita, troppo frettolosamente sbertucciati e/o castrati, stanno dimostrando tutta la loro stoffa, regalando concreto appagamento. 
Marescialla e investi qualche deca.




3 commenti:

  1. Un appuntato di Sassello, temporaneamente confinato a Capo Caccia, osservava l’infrangersi delle onde sugli scogli, nelle narici il salmastro del mare si mischiava al profumo forte del tabacco che arrivava, comunque, dal sigaro spento che teneva in un angolo della bocca, pensava a suo padre coraggioso vignaiolo e si rese conto che proprio oggi era il Santo Patrono dei viticoltori, stasera niente mirto avrebbe stappato qualcosa di buono e bevuto alla sua salute.
    Prese la moto e scese in paese a far colazione, tolse il casco integrale e ordinò una brioche ai cinque cereali con zucchero di canna, il caffè macchiato gli lasciò un piccolo segno sulla divisa, ci penserò domani, pensò e si incamminò verso l’enoteca, il proprietario era impegnato in una degustazione alla cieca di filu ferru e lo invitò a rivolgersi alla giovane commessa che comprese al volo le sue esigenze e gli porse una bottiglia di R&L Legras Saint-Vincent 2000.
    L’appuntato si stupì di tanta efficienza e chiese alla commessa come avesse fatto, oggi è venerdì, ho il DJ tra i preferiti, gli rispose.
    Lui ringraziò pagò la bolla francese e uscendo le disse, sono Franco, vengo dalla Liguria, come ti chiami…
    Sono Alessia di Alassio, al muretto ho sempre preferito i muretti a secco…
    La sera a lui sembrò di sentire nel calice il profumo di quelle conchiglie che si attaccano agli scogli e glielo disse, lei sorrise e pazientemente gli rispose, non sono patelle, ma ostriche.

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  2. Da applausi. La prossima volta tu scrivi il post e io lo commento con la rece. Stavolta, di venerdì, inaspettatamente, ti trovo di qua, così evitiamo, come scriveva Franck, la scorsa settimana di là, di fare discoteca a cielo aperto. Oppure, chissà che non ne scaturisca un after...
    Sicuro che fosse un appuntato e non il maresciallo?;-)
    Buon w.e.

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