venerdì 23 ottobre 2015

Aoc Champagne Fosse-Grely Brut Nature s.a. Ruppert-Leroy




Ajò, porca di quella *****, nonno, se non avessi trovato un’anima gentile e mossa a compassione, che si offrisse di accompagnarmi, con la sua motoretta – proprio così, non era un scooter – a conoscere questa famiglia di récoltant, starei ancora là, nei pressi di Essoyes, come un’ebete, a giocare a shangai, con le mie dita, dopo essermele spezzate, a furia di battere sul dannato gps, nel cercare località “La Bergerie”.
E’ qui, in mezzo al niente, che conobbi Bénédicte (Leroy), intenta a ultimare, con l’aiuto del marito, la casa, completamente in legno, dopo che anche la barricaia e la stalla, sì, la stalla con i cavalli e le pecore - vedi che ci sta l'incipit in sardo? - erano della medesima stoffa.

Siamo vicinissimi alla Côte d'Or, al confine sud-est della denominazione, in quella Côte des Bar, che il mio amico Guiduzzo chiama, a ragione, la “Borgogna effervescente”.
Non solo, quanto al suolo, siamo in territorio Kimmeridgiano, quello di Chablis.

Questo è 80 Pinot Noir e 20 Chardonnay, provenienti dal lieux-dit Fosse-Grely.
Le prime impressioni olfattive sembrano capovolgere le percentuali dei vitigni, infatti l’attacco è delicatamente bianco, tanto di fiori, quanto di frutta – gelsomino, pesca e pera – con una dominante vena minerale-iodata che è tutta Chablis oriented.

Al palato, viceversa, è la bacca nera che impone la direzione, nonchè i ritmi di marcia – nitore di frutti rossi e speziature - mentre risulta confermata la connotazione salmastra che ti convince, non solo idealmente, di avere ingaggiato una sfida con un plateau di ostriche.
Il taglio nature, senza essere “talebano”, ha cremosa avvolgenza e, col tempo, il vino si amplia e guadagna anche in spessore, toccando profondità in allungo, dove la mineralità marina, mantiene il suo carattere quasi egemone.


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