giovedì 15 ottobre 2015

Doc Barbera d’Alba Giada 1998 Andrea Oberto




Di Barbera del ’98, ne ho bevute, negli anni, ma si trattava di quelle che avevano due, tre, al massimo, sei anni di vetro. Mai testata una Barbera che si è fatta ben 15 anni in bottiglia (non prima di 14 mesi in barrique nuova, seguiti da 6 mesi di acciaio).
Ergo, la curiosità è tanta e vale, di bella, il biglietto.

Parto dal tappo - lo vedi in basso – il quale, ancorchè fosse inzuppato per oltre la sua metà, ha mantenuto compattezza ed elasticità. Anche alla vista andiamo bene, le daresti due/tre anni, non di più, poiché ha conservato, immutato, il suo bel rubino intenso, quasi cupo, e non vi sono unghie mattonate, o giù di lì.

Al naso parte molto bene, c’è freschezza, c’è frutta scura – tantissima arancia rossa, poi mora, ciliegia e prugna - e fine speziatura – una botta di pepe nero e cannella – con bei rintocchi di rosa e violetta.

Giunto il momento di fare sul serio, cioè di berla, infilo ancora una volta il naso nel calice e tanti degli splendidi profumi, appena descritti, si sono affievoliti, qualcuno dileguato, lasciando il posto a tanta vaniglia. Sticazzi, dopo tutto ‘sto tempo!

Una vaniglia che si fa trovare puntuale all’appuntamento con il palato; una vaniglia che, con il passare del tempo, rubacchia spanne agli altri interpreti dell’architettura olfattiva. Resistono, combattendo, il frutto – arancia e mora – e il timbro speziato, quasi fino alla fine, con un sorso, di media persistenza, che possiede acidità vivissima, immortale. 

Bevuta, tutto sommato, interessante, con quesito finale d’obbligo: ma quanta minkia di acqua dovrà scorrere ancora, prima di cacciare Mastro Ciliegia, Geppetto & Co.?




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