Di Barbera del ’98, ne ho bevute,
negli anni, ma si trattava di quelle che avevano due, tre, al massimo, sei anni
di vetro. Mai testata una Barbera che si è fatta ben 15 anni in bottiglia (non prima di 14 mesi in barrique nuova, seguiti da 6 mesi di
acciaio).
Ergo, la curiosità è tanta e vale, di bella, il biglietto.
Ergo, la curiosità è tanta e vale, di bella, il biglietto.
Parto dal tappo - lo vedi in basso – il
quale, ancorchè fosse inzuppato per oltre la sua metà, ha mantenuto compattezza
ed elasticità. Anche alla vista andiamo bene, le daresti due/tre anni, non
di più, poiché ha conservato, immutato, il suo bel rubino intenso, quasi cupo, e
non vi sono unghie mattonate, o giù di lì.
Al naso parte molto bene, c’è freschezza, c’è
frutta scura – tantissima arancia rossa, poi mora, ciliegia e prugna - e fine
speziatura – una botta di pepe nero e cannella – con bei rintocchi di rosa e
violetta.
Giunto il momento di fare sul serio, cioè di
berla, infilo ancora una volta il naso nel calice e tanti degli splendidi profumi,
appena descritti, si sono affievoliti, qualcuno dileguato, lasciando il posto a
tanta vaniglia. Sticazzi, dopo tutto
‘sto tempo!
Una vaniglia che si fa trovare puntuale all’appuntamento
con il palato; una vaniglia che, con il passare del tempo, rubacchia spanne
agli altri interpreti dell’architettura olfattiva. Resistono, combattendo, il
frutto – arancia e mora – e il timbro speziato, quasi fino alla fine, con un
sorso, di media persistenza, che possiede acidità vivissima, immortale.
Bevuta, tutto sommato, interessante, con
quesito finale d’obbligo: ma quanta minkia
di acqua dovrà scorrere ancora, prima di cacciare Mastro Ciliegia, Geppetto &
Co.?
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