domenica 11 gennaio 2015

Servizio di sala e miserie affini




Da qualche settimana volevo dedicare una riflessione a questo argomento, perché ce l’ho sul gargarozzo. Poi, a inizio anno, leggo il bel post di Beppe Palmieri su Sala&Cantina e, ancorchè io non rientri tra le figure più autorevoli che lui chiama in causa, faccio appello alla mia credibilità e ti racconto questo episodio - testimone la mia signora - di qualche tempo fa.
Ecco il peccato, risparmiandoti, ovviamente, il peccatore.

E’ ora di pranzare e, confortati da commenti, questi sì autorevoli, letti da più parti, nonchè attratti sia da formula che da menù accattivanti, si va.
Due portate, sotto i 20 eurini, con possibilità di scegliere un antipasto e un piatto principale – primo o secondo - all’interno di una selezione abbastanza ampia, opzione di aggiudicarsi il dolce aggiungendo pochi spiccioli, con acqua e coperto inclusi.

La proposta, se sviluppata bene, può risultare stuzzicante, per almeno due motivi.
Intanto perché è un modo furbo e intelligente di intercettare una clientela - all’ora del pranzo e con una cifra abbordabile - il cui accesso, forse, le sarebbe precluso, dati i prezzi serali.
In secondo luogo, perché può servire per procurarti, anche la sera, i medesimi clienti che avranno apprezzato l'eventuale alta qualità del cibo già servito a mezzodì.
Insomma, un continuum qualitativo che leghi saldamente il pranzo alla cena.


 

Orbene, si viene accompagnati al tavolo, apparecchiato con classe – fiandra, posate argento, pregiati calici in cristallo - con il cameriere che ci consegna la carta dei solidi – solo quella – evitando deliberatamente di tentarmi con la carta dei liquidi – eh eh, non mi conosce – o almeno, con una proposta a bicchiere.
Sono stato io a chiedergliela, per curiosare e chissà…. Sfoglio e  termino con calma, nel frattempo è arrivata l’acqua, ma il tomo è rimasto, impassibile, alla mia sinistra, senza che mi fosse chiesto se avessi ceduto alla tentazione.
Anche nel consumare l’antipasto il librone è stato mio devoto, ma ingombrante e sgradito, ospite. Per la cronaca, giusto prima che arrivasse il piatto principale – erano trascorsi 20 minuti - con flemma, verrà poi preso in consegna dal cameriere.

Non basta. Non avendo ordinato vino, caro cameriere, di grazia, mi leverai dai pendenti i bicchieri da vino, gesto che, per altro, avviene nella più infima delle pizzerie. Eh no, troppo elementare, bisogna eccellere. Resteranno per tutta la durata del pasto.

Questo per restare al tema del giorno.

Vi risparmio commenti circa la qualità delle pietanze, in particolare della portata principale, il pescato del giorno – quale giorno? - un filetto al forno di branzino di bassissima lega, stopposo, scongelato, microondato e retrogustato.

Vuoi sapere la pepita finale? Su tutte le pagine dei menù, compare il nome dello “Chef Executive”, il quale, quel giorno, bontà sua, sarà stato in vacanza, come il sottoscritto.

La prossima volta ricorrerò al collaudato trucchetto della prenotazione tramite amici autorevoli e influenti, così non leggerò più, tra le righe degli sguardi del cameriere, la stra-abusata frase del Marchese del Grillo.




2 commenti:

  1. In assenza del gatto executive i topi ballano, la sala è importante quasi quanto la cucina, si perdono soldi e potenziali clienti, non tutti hanno una moglie, una sorella o voglia di spendere per un bravo giovane.

    Quando ti hanno visto ordinare acqua avranno pensato di essere su scherzi a parte

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    1. Qualche locale forse è convinto che basti lo CE per noi polli da spennare, anziché investire su un bravo giovane (il cui costo sarebbe comunque molto inferiore).
      In effetti per me è raro rinunciare al vino.

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